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Venerdì 29 marzo 2024

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Non voleva quella relazione per la figlia, condannato per lesioni

Vittima della vicenda una giovane che ora convive con quel ragazzo, dopo essere scappata di casa

La Guida - Non voleva quella relazione per la figlia, condannato per lesioni

Cuneo – I genitori avevano scoperto che la figlia aveva una relazione con un ragazzo italiano e per questo motivo l’avevano chiusa in casa impedendole di uscire e di avere anche contatti telefonici con le amiche. Il fatto si è verificato a Cuneo nell’estate 2021 e riguarda una ragazza di origini marocchine oggi 22enne che, dal giorno della fuga da casa e della denuncia del padre e del fratello – M. A. di 58 anni e M. A. di 23 anni – per lesioni aggravate e violenza privata, vive con il fidanzato e non ha più rapporti con i familiari.
“Avevano scoperto che ero fidanzata con un ragazzo italiano e dopo la fine della scuola non mi fecero più uscire, mio padre mi aveva preso il telefono perché non voleva che avessi contatti ed era arrivato a portarmi da mangiare in camera”, ha riferito in aula la giovane, che alla giudice ha detto anche di voler ritirare la querela relativa alla violenza privata nei confronti del padre e del fratello; restava però in piedi la denuncia per le lesioni riportate nell’aggressione del 2 agosto e per la quale era imputato il solo padre.
“Quel giorno ho cercato di uscire nonostante il divieto e mio padre e mio fratello hanno cercato di impedirmelo – ha proseguito la ragazza -, mio fratello mi tratteneva mentre mio padre mi strattonava e dava sberle in volto. Tirando il collo della felpa mi ha lasciato dei segni su tutto il collo. Sono comunque riuscita a scappare e sono andata all’ospedale e poi ho denunciato”.
In aula ha anche testimoniato il fidanzato della parte offesa, confermando l’atteggiamento ostile dei parenti di lei quando vennero a sapere che la figlia aveva una relazione con un ragazzo italiano: “Inizialmente ci aveva fatti seguire da un amico che arrivò a minacciarmi sostenendo che la ragazza era promessa a suo figlio che stava in Marocco e che se avessi continuato a vederla mi avrebbe tagliato la gola”.
Per l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Raffaele Delpui, il reato di lesioni – provato oltre che dalle testimonianze del fidanzato e di un’amica che la soccorsero dopo la fuga, anche dal certificato medico rilasciato dall’ospedale – andava punito con una pena di sei mesi di reclusione, richiesta accolta dalla giudice, che ha concesso anche la sospensione condizionale e la non menzione della condanna.

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