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Mercoledì 24 aprile 2024

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Presunte irregolarità e fatture “gonfiate” nei servizi a disabili

Tre persone a processo, dopo le accuse di ex soci lavoratori per la gestione delle cooperative coinvolte

La Guida - Presunte irregolarità e fatture “gonfiate” nei servizi a disabili

Caraglio – È entrato nel merito delle contestazioni il processo sulle presunte irregolarità nella gestione della cooperativa Valentina, che fornisce assistenza per disabili sul territorio di Caraglio. L’inchiesta era partita dalla querela di un ex socio lavoratore, costituto parte civile in giudizio, e in seguito alle indagini della Guardia di Finanza ora al presidente della cooperativa P. L. G. e alle due amministratrici R. R. e C. S. viene contestato di aver fatturato all’Asl Cn 1 e al Consorzio socioassistenziale del cuneese più ore di quante effettivamente erogate ai dodici ospiti della struttura: 107.000 euro di compensi che secondo l’accusa non erano dovuti, ripartiti per 72.000 euro all’Asl e per 34.000 euro al Consorzio. Oltre a questo c’è anche l’accusa per P. L. G. e R. R. di infedeltà patrimoniale per aver deliberato, a nome della cooperativa, la stipula di un contratto di affitto con una società riconducibile al presidente e a sua moglie. In aula ha parlato l’ex socio lavoratore, che ha descritto il malcontento tra gli otto soci lavoratori circa le condizioni del servizio che offrivano agli ospiti della struttura: “Il contratto con Asl e Consorzio era commisurato al numero degli ospiti e alla gravità delle loro patologie. Si parlava di quattro educatori e quattro operatori socio sanitari che avrebbero dovuto essere a tempo pieno, ma noi eravamo tutti part time, e inoltre c’era sempre sproporzione tra il numero di educatori e quello degli oss: questi ultimi erano sempre di più perché costavano di meno. Non era garantito il personale adeguato all’impegno previsto”.

L’ex socio ha anche spiegato che tutti avevano una sorta di timore per le eventuali reazioni avverse del presidente in caso di richiesta di chiarimenti, ma tutti erano scontenti del servizio offerto perché “sapevamo che non riuscivamo a dare il servizio di cui gli ospiti avevano bisogno. In particolare ad alcuni ospiti con patologie più gravi erano garantite dal contratto ore di assistenza individuali che però non sono mai state erogate”.

Per quanto riguarda l’accusa di infedeltà patrimoniale, la parte civile ha spiegato lo stupore nello scoprire che l’edificio in cui operava la comunità Valentina era stato nel frattempo ceduto alla cooperativa Apollo (riconducibile a P. L. G.), cooperativa che poi era confluita nella società Rododendro, sempre a lui riferibile.

La comunità Valentina pagava un mutuo di 2.700 euro per quell’edificio, ma da quando era stato ceduto alla cooperativa Apollo, si pagava un affitto di 4.000 euro al mese, cui si aggiunsero 1.000 euro di mutuo per la ristrutturazione di una mansarda che era già parte dell’immobile: “La deliberazione di quel costo di 1000 euro aggiuntivi a carico della cooperativa Valentina venne presa in una riunione di cui io non ho mai ricevuto all’avviso. Loro stessi hanno poi ammesso che quella riunione non c’è mai stata”.

Delle ore di assistenza mai erogate ha parlato anche un altro socio lavoratore, assunto a più riprese nel corso del 2018 con contratti a tempo determinato: “L’ultimo contratto mi stupì perché io sono un Oss ma dovevo sostituire due educatrici andate in maternità. C’era sempre sproporzione tra educatori e Oss e comunque tutti erano part time. È importante capire che otto operatori assunti con contratto part time valgono come quattro operatori assunti a tempo pieno”. Il testimone ha anche parlato del malcontento quando, in seguito alla riorganizzazione dei Consorzi, tre ospiti con gravi patologie vennero trasferiti: “Dal giorno dopo ci ridussero le ore e ci fu molto malcontento perché dopo anni di lavoro sotto pressione, quando finalmente si poteva garantire più qualità le nostre ore venivano ridotte”. Anche il testimone ha parlato delle ore di assistenza individuale mai erogate: “Erano nove ore complessive al giorno che sono state pagate ma mai erogate. Due ospiti ne avevano diritto per tre ore tutti i giorni, per altri tre ospiti era prevista un’ora e mezza tutti i giorni. Dalle mie indagini ho visto che nel 2019 ci furono 420.000 euro di entrate dalle rette degli ospiti e 100.000 euro di utili che andavano al presidente. Mi stupii di un utile di questa entità ed è venuto fuori che questo 25% era dovuto al mancato servizio erogato”. Altri testimoni verranno ascoltati nell’udienza del 14 dicembre.
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