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Giovedì 18 aprile 2024

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Finta mail per dirottare pagamenti tra due società, condannato

Accusa di concorso in truffa e sostituzione di persona, l'uomo si era intascato 88.000 euro dando un altro conto corrente a un'azienda inglese che doveva inviare pagamenti a Brescia

La Guida - Finta mail per dirottare pagamenti tra due società, condannato

Borgo San Dalmazzo – Con l’accusa di concorso in truffa e sostituzione di persona è stato processato al tribunale di Cuneo N. F. O, cittadino di origine nigeriana e domiciliato a Borgo San Dalmazzo, accusato di essersi intascato 88.000 euro provenienti da una società inglese di commercializzazione di carne e destinati all’azienda produttrice che si trova in provincia di Brescia. Fra le due aziende esisteva un lungo rapporto commerciale, in cui però nel febbraio 2019 si sarebbe intromesso l’imputato, accusato in concorso con ignoti, di aver deviato la destinazione finale dei pagamenti. La truffa era stata realizzata creando un falso indirizzo posta elettronica intestato all’azienda bresciana, con cui si comunicava alla società inglese il nuovo numero di conto corrente su cui effettuare i versamenti per le merci acquistate. Dalle indagini condotte dagli inquirenti emerse che quell’indirizzo di posta elettronica era stato generato in Nigeria, mentre il numero di conto corrente postale era intestato a N. F. O., che lo aprì il 21 gennaio 2019. La mail con le nuove coordinate bancarie venne inviata il 5 febbraio alla società inglese e i soldi venivano prelevati appena erano stati bonificati sul conto, tanto che nel momento in cui gli inquirenti arrivarono a bloccarlo vi trovarono solo due euro. Dalle indagini sui tabulati telefonici è anche emerso che l’uomo era stato in contatto telefonicamente con altri cittadini nigeriani al centro di un’indagine su una truffa simile. Alla richiesta di condanna a un anno e otto mesi avanzata dall’accusa a conclusione dell’istruttoria, ha ribattuto la difesa che non c’erano prove che i documenti usati per aprire il conto fossero stati usati proprio dall’imputato e che non era possibile contestare un concorso di reato con persone che non erano neanche state identificate. La giudice ha però accolto la richiesta di condanna avanzata dall’accusa condannando l’uomo a un anno e nove mesi di reclusione e 500 euro di multa.

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