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Giovedì 28 marzo 2024

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L’accoglienza come chiave del pellegrinaggio verso Santiago di Compostela

Vivere la genuinità degli hospitaleros volontari e dormire in antichi ruderi senza acqua né elettricità regala un'esperienza più autentica

La Guida - L’accoglienza come chiave del pellegrinaggio verso Santiago di Compostela

Camminare è soltanto una parte del pellegrinaggio verso Santiago di Compostela. La componente maggiore è sicuramente quella spirituale, data dall’incontro con gli altri. Vivendo tutto il giorno a contatto con altri pellegrini provenienti da tutto il mondo si ha la possibilità di conoscere persone straordinarie, che possono cambiare completamente la nostra visione delle cose. Non bisogna però dimenticare un’altra delle innumerevoli facce del pellegrinaggio verso Santiago, l’incontro con gli “hospitaleros”. Gli hospitaleros sono coloro che accolgono i pellegrini negli ostelli, come lavoro oppure come volontariato. Sono presenti, infatti, lungo il cammino degli ostelli cosiddetti a donativo, dove il pellegrino trova rifugio in cambio di un’offerta libera. In questo caso, gli hospitaleros sono volontari e anche loro, come i pellegrini, sono persone che hanno scelto di intraprendere quest’esperienza del cammino per differenti ragioni.

Gli ostelli a donativo sono spesso più spartani e meno attrezzati di quelli tradizionali; in alcuni casi non ci sono nemmeno i letti, ma semplici materassini appoggiati per terra. Tuttavia, dormire in questi ostelli spesso permette di ritrovare la parte più vera e spirituale del cammino e di vivere esperienze indimenticabili. In molti casi la cena è offerta dagli hospitaleros e si condivide con tutti gli altri pellegrini, approfittando dell’occasione per conoscere persone nuove oppure approfondire la conoscenza con quelle già incontrate in precedenza. Dopo cena, inoltre, è spesso presente un momento di preghiera e riflessione, molto toccante non soltanto per coloro che sono cristiani praticanti, ma per i pellegrini di ogni credo e religione. Spesso si condividono con gli altri impressioni sul cammino, le ragioni per cui lo si è intrapreso e un voto oppure un desiderio che si spera di poter raggiungere alla fine del pellegrinaggio. Anche in questo caso, l’esperienza della preghiera comunitaria permette di creare dei legami spirituali con persone appena conosciute.

Tra gli ostelli a donativo più importanti si trova quello di Granon, nella regione spagnola della Rioja. Come ha detto Dona, un’hospitalera volontaria italiana, è come “la mamma di tutti gli ostelli a donativo”. A Granon si viene accolti con semplicità ma calorosamente all’interno degli edifici della chiesa. Sulla cassetta delle offerte, che è sempre aperta, si trova una scritta che recita: “Lascia ciò che puoi o prendi ciò che necessiti”.  Un altro ostello a donativo molto suggestivo si trova nelle antiche rovine del convento di San Anton, nella regione Castilla y Leon. Sebbene qui i letti siano presenti, non ci sono né acqua calda né elettricità. Questa mancanza è però compensata dall’accoglienza straordinaria e dall’esperienza di dormire in un edificio di notevole importanza storica.

Insomma, sicuramente soggiornare nella stanza privata di un albergo, come alcuni decidono di fare, è più comodo. Ma la vera emozione del pellegrinaggio si prova anche attraverso l’accoglienza genuina e disinteressata dei molti hospitaleros volontari.

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