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Sabato 20 aprile 2024

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Il grande scrittore Abraham Yehoshua, è morto a 85 anni

È uno dei più grandi scrittori della letteratura ebraica ma non solo della letteratura internazionale

La Guida - Il grande scrittore Abraham Yehoshua, è morto a 85 anni

Cuneo – Abraham Yehoshua, scrittore e drammaturgo di fama internazionale, è morto questa mattina in Israele, dopo una dura battaglia contro il cancro. Aveva 85 anni. È uno dei più grandi scrittori della letteratura ebraica ma non solo della letteratura internazionale. Grande amante dell’Italia i suoi libri sono una serie di capolavori, pubblicati da Einaudi. L’ultimo è proprio ambientato in Italia “La figlia unica” un romanzo brvee uscito poco prima di Natale. Da sempre convinto della soluzione negoziata del conflitto fra Israele e i palestinesi Yehosua si è fatto conoscere in Italia con i primi libri “Il signor Mani”, “Viaggio alla fine del millennio”, “Elogio della normalità” e tanti altri.

Pubblichiamo, come ricordo per un gradne scrittore che ha indagato e descritto l’uomo, le sue inquietudini, i rapporti umani e familiari, le recensioni uscite negli ultimi anni su La Guida dei suoi libri.

 

La parola che può cambiare la società
La storia di Rachele Luzzatto, della sua famiglia dove ebraismo, cattolicesimo e ateismo si mescolano

Solo il vedere una copertina nuova con il nome di Yehoshua è emozionante. E quell’emozione non viene tradita. La storia è ambientata in Italia, in una città del Nord tra le nebbie. Parla di un matrimonio tra un ebreo poco religioso e una donna cattolica che si converte all’ebraismo. La coppia ha dato alla luce una figlia che nel romanzo ha 12 anni, Rachele Luzzatto, dal carattere determinato e tenace. È cresciuta in un ambiente insolito dove ebraismo, cattolicesimo e ateismo si mescolano tra loro. La giovane da tutti attinge saggezza con curiosità e spirito critico. Non si lascia suggestionare dalla visione di un mondo che ci vuole a tutto costi tutti uguali. Rachele ama il dubbio e la sua sete di conoscenza non ha confini. E il momento narrativo decisivo quasi come una sorta di fiaba, arriva quando a Rachele la scuola chiede di interpretare il ruolo di Maria a una recita di Natale. I parenti ebrei di Rachele non sono praticanti, non mangiano kasher, ma, alla notizia, il padre della ragazza si arrabbia. Di fronte alla sua rabbia c’è una ragazzina che raduna in sé una disarmante ingenuità e un’altrettanto spiazzante saggezza.  Una figura che ha il compito di portarci con levità nelle questioni profonde del romanzo: religione, famiglia, discendenza, razza, morte, identità. E lo fa ancora una volta con la parola che può cambiare la società, può svegliarla dallo stordimento e dall’apatia. Un “testamento” di chi sa come pochi altri, scandagliare l’animo umano, le sue inquietudini e i suoi interrogativi.

La figlia unica
Einaudi
18 euro

 

Scavare nell’infelicità e insoddisfazione di un padre, marito e studioso
Caos di tradimenti
L’uomo egli uomini descritti da Yehoshua

Abraham Yehoshua, tra le voci più interpellate in questi ultimi mesi di lotte tremende tra Palestina e Istraele, torna a scrivere. Nel suo nuovo romanzo è inevitable notare un rimando a questa situazione di dolore anche se il romanzo ha sempre la necessità dello scrittore di seguire un personaggio nella sua evoluzione psicologica, costruendo, come solo sa fare Yehoshua ritratti di interni e dialoghi perfetti, in una narrazione fluida e avvincente con personaggi che si rivelano in una compiuta armonia di dettagli e carattere, azioni fisiche e travagli interiori.
La storia è la vicenda di Yohanan Rivlin, insegnante di Storia mediorientale all’Università di Haifa, un individuo descritto da subito come invidioso, burbero, diffidente e geloso, un marito fedele e innamorato in modo quasi adolescenziale, nonostante gli oltre trent’anni di vita coniugale. Ma non è felice. E non certo per colpa della moglie, Haghit, giudice penale, professionista affermata e stimata in un campo in cui è difficile per una donna far carriera, ma anche affascinante e vitale presenza nelle rare occasioni mondane in cui riesce a convincere lo schivo consorte a presenziare. L’invidia si insinua nel loro rapporto, facendo sentire Rivlin spaesato e inadeguato accanto a una compagna cos. gioviale. Il lettore lo trova a una festa di matrimonio ma Rivlin non sopporta le feste nuziali, né la felicità altrui, perché non si è ancora rassegnato all’idea che il matrimonio del primogenito sia naufragato.
Neppure la moglie riesce a capire come una delle tante stazioni della vita di una famiglia costituisca un cruccio cosa insopportabile per il consorte e perché il genitore, più ancora del diretto interessato, si senta tradito nell’anima.
Tradimento è forse la parola chiave di questo romanzo: è il suo significato profondo che Yehoshua scompone nei diversi piani della narrazione, mentre l’invidia di Rivlin procede come un virus che infetta dapprima i sentimenti familiari e poi via via la sua vita professionale.
Ma in fondo è lui stesso a tradire, e non nel senso più consueto del termine bensì a tradire la fiducia degli altri, ad agire di nascosto e in segreto per cercare una risposta alla domanda che lo tormenta. L’improvvisa morte dell’ex consuocero, il padre di Galia, gli offre infatti l’occasione di riavvicinarsi alla famiglia dalla quale il figlio ha voluto troncare ogni legame, ed è qui che il suo dolore si trasforma in una vera e propria ossessione, alla disperata ricerca di verità. Ma l’ossessione rende ciechi: i sentimenti del protagonista sono e restano di grande egoismo, la partecipazione al dolore del figlio è in realtà una maschera appiccicata sulla sua stessa infelicità e insoddisfazione, di padre, marito e studioso.

La sposa liberata
Einaudi
€ 19,00

 

Il più bel racconto del grande Abraham Yehoshua
Un bambino è la prova per diventare adulto

Che cosa ancora dire di Abraham Yehoshua che non sia già stato scritto in queste pagine? Pensa la stessa cosa la casa editrice Einaudi, che da sempre pubblica in Italia i capolavori dello scrittore israeliano di Gerusalemme che dà alla stampa un racconto già contenuto nella raccolta. “Tre giorni e un bambino” racconta di uno studente fuori corso che si trova a dover ospitare a casa sua, per tre giorni, il figlio della donna di cui è stato per anni innamorato, e forse lo è ancora. Quei tre giorni saranno una prova esistenziale che lo renderanno più maturo, per lasciarsi alle spalle in modo più o meno risolto il proprio passato, pronto, forse, ad affrontare la paternità in prima persona. Ze’ev dedica al bambino una “cura negligente” lascia che corra su un muretto senza protezioni, lascia che si sporga dal balcone appoggiato a una sedia, lo porta in piscina con la febbre.
E in più altri eventi casuali, come una vipera che gira per casa, si aggiungono a far sì che il soggiorno di Yali diventi una specie di roulette russa.

Tre giorni e un bambino
Einaudi
€ 9,00

 

Autoritratto letterario sul mondo della scrittura

Yehoshua non si reputa uno studioso di letteratura in grado di portare una voce originale o teorie dirompenti nel settore della critica letteraria. Eppure i suoi scritti, dai saggi a un semplice racconto, aprono sempre nuovi scenari d’indagine su alcune opere letterarie che nascondono, dietro storie conosciute, alcuni concetti morali più o meno “discutibili”. Ne “Il lettore allo specchio” l’autore traccia un autoritratto letterario breve ma interessante, un autoritratto di uno dei massimi autori contemporanei.
In un libro-conversazione con Alessandro Guetta, professore di letteratura e filosofia ebraica all’Istituto di lingue orientali di Parigi, Abraham Yehoshua apre le porte del suo laboratorio e svela il mondo della sua scrittura.
Il punto di partenza della discussione è il fatto che spesso, terminata la lettura di un libro, ogni lettore avrebbe voluto avere l’autore accanto per potergli chiedere notizie su un personaggio, su un finale, sull’origine di una storia, sui motivi di una certa svolta nel racconto.
Yehoshua qui risponde, con semplicità e acutezza, a queste domande e a tante altre che toccano i nodi della sua narrativa e altre questioni cruciali: la vocazione di scrittore, i temi dell’impegno e della necessità di una morale in letteratura, la situazione culturale nello Stato di Israele, il rapporto con il passato, l’influenza della vita sulla letteratura, le radici, il senso di appartenenza, il rapporto con i lettori. Il tema dell’etica in letteratura è stato d’altra parte sempre uno dei temi portanti di tutto il suo studio, di opere che inevitabilmente influenzano moralmente il lettore.
Ciò che colpisce in poco più di cento pagine è come la profondità delle riflessioni si coniughi a un tono sommesso quasi che l’autore volesse dire che le questioni fondamentali della vita e della scrittura appartengono a ogni uomo che pensa, e ogni uomo deve essere messo in grado di capirle.

Il lettore allo specchio
Einaudi
€ 8,00

 

Storie di vita militare ma con tutti anti-eroi

Tre racconti sulla vita militare, ma di soldati che sono degli anti-eroi, perché è una vita descritta come qualcosa di banale, di burocratico, di inefficiente.
Sono scritti da uno dei più grande scrittori contemporanei, l’israeliano Abraham Yehoshua. L’esercitazione di un plotone di riservisti sperduto nel deserto, nelle mani di un comandante paralizzato dal ricordo di una vecchia battaglia. Un padre a cui viene data la notizia della morte del figlio al fronte. Un professore universitario chiamato a tenere una conferenza in una base missilistica. In questi racconti di Yehoshua, i protagonisti sono uomini anziani coinvolti in ambienti e situazioni militari che rimandano subito ad altre situazioni di anni prima, quando erano soldati negli stessi luoghi.
L’idea del passato e del presente che si inseguono e si confondono, senza che mai si sia veramente usciti da una condizione di guerra, lascia questi personaggi paralizzati o intorpiditi da un sotterraneo disagio. Il tempo in questi racconti sembra immobile, bloccato da qualcosa che ha a che fare con un’angoscia non definita, forse indefinibile. Pur nelle circostanze realistiche degli avvenimenti, c’è qualcosa di onirico in queste vicende, qualcosa di sospeso e di sfuggente.
Composti nell’arco di quindici anni più che racconti danno l’impressione di essere dei ”romanzi in miniatura”: storie di uomini e donne abitati da forti emozioni, smarrimenti, ossessioni. Con lampeggianti bagliori Yehoshua illumina una galleria di personaggi straordinari, dimostrando di saper magistralmente rappresentare la realtà, ogni realtà che conosce e con cui ha avuto a che fare, con le arti magiche dell’invenzione, dell’intreccio, della sensibilità interiore.

 

L’ultimo comandante
Einaudi
€ 11,00

 

Un capolavoro di Yehoshua sui ricordi di una morte assurda e sul futuro
È la famiglia il luogo dell’amore completo

La famiglia, la coppia, le emozioni, i rapporti profondi, le cose che non c’è bisogno di dire. Abraham Yehoshua è uno dei più grandi scrittori viventi e ancora una volta ci regala un capolavoro. Il fuoco amico del titolo allude alla tragica morte di un giovane soldato israeliano Eyal ucciso dalle pallottole di un commilitone.
Una morte che ha causato una serie di scelte di vita che sono il motore della storia. Yirmyahu, che lavora in Africa, in Tanzania, è il padre di quel soldato, e dopo la morte della moglie, vuole lasciarsi Israele alle spalle: con la patria ha rotto tutti i rapporti, come con la religione ebraica, tanto ad gettare nel fuoco scritti, giornali e candele che sua cognata gli ha portato per festeggiare Hanukkah, che ricorda ogni anno la resistenza degli ebrei che non si arresero ai costumi pagani. Il rapporto con il passato e di conseguenza con il futuro è confuso, l’incontro tra Daniela, che lascia per la prima volta nella vita, suo marito per una settimana, e il cognato vedovo nasce per affrontare il problema di confusioni e situazioni lasciate in sospeso, storiche quanto esistenziali, che possono alla lunga portare all’esasperazione di cui i sentimenti di Yirmyahu, sono esemplari.
Ma è chiaro per Yehoshua che solo l’amore e una capacità di sentirsi in sintonia col mondo e la natura possono salvare da tutto questo.
A dimostrarlo è proprio l’intenso rapporto di passione e desideri che lega Daniela e il marito Amotz Yaari, che si dividono per i sette giorni del viaggio, ma sono sempre uno nella mente dell’altro, tanto che le loro due storie corrono in parallelo, nelle pagine si alternano nei paragrafi. Ma non ci sono solo loro in questo romanzo: la bella, tenera storia sentimentale del padre di Yaari con una psicanalista a Gerusalemme, la figura dell’infermiera sudanese Sigin Kwang, cui la guerriglia ha sterminato tutta la famiglia.
Yehoshua come sempre è in grado di catturare il lettore e farlo rimanere incollato alla pagina per seguire le vicende di un intero popolo. La sua narrazione penetra nella storia del popolo ebraico, analizza i conflitti mediorientali, attraversa i sentimenti che animano gli individui. I suoi personaggi sono sempre in movimento, mai sazi, alla ricerca di un’identità quasi impossibile da trovare. Yehoshua è capace di insinuarsi tra le pieghe del pensiero di persone differenti tra loro, dalla vittima all’aguzzino, riuscendo a comporre una mappa emotiva unica.

Fuoco amico
Einaudi
€ 19,00

L’ultimo capolavoro di Yehoshua una storia ebraica dal sapore cattolico
Identità, creazione e perdono

Dire Abraham Yehoshua è dire una delle voci più alte della letteratura mondiale contemporanea. Il suo nuovo romanzo racconta la storia di Yair Moses, anziano regista del cinema israeliano, ospite in una retrospettiva trasformata in un cammino di espiazione, riflessione e pentimento, non a caso in una delle mete più simboliche della cristianità, Santiago de Compostela. Lo accompagna Ruth, l’attrice protagonista di molti suoi film. Nella stanza dell’albergo c’è la riproduzione di un quadro: una versione fiamminga della “carità romana” in cui la pietà della giovane Pero salva il padre Cimone, chiuso in carcere e condannato a morire di fame, allattandolo. Il dipinto turba profondamente Moses perché gli ricorda una scena simile che sarebbe dovuta apparire in uno dei suoi primi film e che fu la causa della sua rottura con lo sceneggiatore Shaul Trigano. Il ritorno dell’ex amico sarà l’occasione per un’estrema, tardiva riconciliazione, la ricomposizione di un’unità artistica, oppure l’ennesimo scontro di una guerra senza fine? Colpa e pentimento, peccati e confessioni alla ricerca di un’assoluzione si confrontano in una storia ebraica dal sapore cattolico. Un vero e proprio cammino contro l’oblio, verso un risveglio personale dell’anima.
Una descrizione letteraria ricca di significati con riflessioni sul peso e l’importanza della religione nella vita moderna, del suo legame con la psicologia e il mondo dell’arte, narrate come una sorta di storia personale e allo stesso tempo collettiva piena di contrasti.

La scena perduta
Einaudi
€ 21,00

La musicista che non vuole diventare madre e che ritorna e riscopre la sua nuova Gerusalemme
Una donna che fa i conti con se stessa
Per la prima volta il romanzo di Yehoshua ha una protagonista femminile

Parlare di Yehoshua è parlare di uno dei più grandi autori viventi della letteratura mondiale, che sa raccontare come pochi altri, l’uomo nella sua complessità. Si trova questa volta per la prima volta a rendere protagonista del suo romanzo una donna, Noga. È una musicista, un’arpista di 41 anni e non vuole diventare madre. Il marito Uriah soffre per la decisione della donna, fino ad arrivare a lasciarsi. Eppure non smette di amare Noga, e, quando, dopo qualche anno in Olanda, lei torna nella sua città per occuparsi della grande casa dei genitori in uno dei quartieri in cui è più forte lo scontro tra israeliani laici e ortodossi, tenta di convincerla a dargli il figlio tanto desiderato. Noga sembra determinata nel rifiuto, ma durante la sua permanenza a Gerusalemme, la sua scelta comincia a vacillare. Noga prova un amore profondo per la madre, ma il rapporto con lei sboccia solo in seguito alla morte del padre.
Così Noga affronta un processo di maturazione che, partendo dal lutto, la conduce a prendere a poco a poco coscienza di se stessa, della sua vita e delle persone che la circondano e la amano. Ritrova il rapporto che non c’è con la madre e con Gerusalemme. C’è molta musica nella storia, non solo perché la protagonista è arpista ma perché la musicalità è lo stile di Yehoshua, nella profondità dell’indagine psicologica e dei momenti dell’anima, nella cura al dettaglio delle parole, in un linguaggio che è sempre curato e ricco ma molto scorrevole.

La comparsa
Einaudi
€ 20

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