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Venerdì 29 marzo 2024

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L’antico e la fatica del quotidiano che diventano arte

Il mondo fiabesco del cuneese Valentino Tamburini detto Tambu

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È da tutti conosciuto come Tambu. Valentino Tamburini Tambu è nato nel 1945 a Cuneo. Vive e lavora tra Cuneo e Peveragno, località nella quale possiede una casa di campagna che è diventata il suo studio-laboratorio e il suo rifugio. Qui si ritrova un po’ il suo mondo fiabesco allo stato materiale, custodito con cura in ogni stanza del piano terra e del piano superiore.
“Ricerca tra passato futuro, tra consapevolezza della propria storia e la contemporaneità. – scrive in una presentazione Antonio Sartoris – Le opere comunicano un duplice messaggio: quello contenuto nella materialità della cosa e quello espresso dall’artista (Arte fattuale)”.
È stato docente di educazione fisica in istituti superiori cuneesi e animatore al mare d’estate. Ha allestito mostre personali a Cuneo, in particolare presso la Fondazione Casa Delfino, e ha partecipato di recente alla collettiva organizzata a Genova da Artelier Spazio Artistico, nel cortile di Palazzo Ducale, tra ottobre 2011 e gennaio 2012, in occasione del Concorso Internazionale Dumping Art 2011. Dalla discarica al riciclo. Arte a tutela dell’ambiente, un Concorso Biennale rivolto ad artisti che si occupano di arte e riciclo arte sostenibile e solidale alla tutela dell’ambiente. In effetti, il senso del lavoro concettuale di Tamburini sta tutto nell’azione di recupero di determinati utensili in metallo della civiltà contadina e nella loro trasformazione in composizioni totemiche o installazioni sottoposte a ritocchi pittorici e a combinazioni polimateriche a incastro (cioè, senza uso di saldature), ideate sul filo di un umorismo intelligente alla Voltaire e di una fantasia del tutto effimera, slegata da qualsiasi intenzione di produrre oggetti che sopravvivono a se stessi e da stimare con un prezzo di vendita. Il suo unico intento è quello di suscitare curiosità e di stimolare l’immaginazione delle persone di ogni età, risvegliandone il senso ludico per i calembours e i risvolti comici della vita.
“Non saldo alcun pezzo – spiega Tambu in un’intervista di Rosella Marchisio -. La mia è un’opera di incastro ed ogni elemento, volendo, può tornare ad essere l’attrezzo di campagna originario”. Indubbiamente la fantasia e la creatività fanno la parte del leone. Ed ecco che una pala si trasforma in un totem o una maschera di ferro, un tagliafieno di inizio Novecento strega, diavolo o autoritratto, tre ferri da carpentiere, una spazzola in ferro a tavoletta (serviva per pettinare lana e canapa), ed un ferro di cavallo diventano famiglia. “Non mi definisco artista: se ognuno di noi scavasse nel profondo, scoprirebbe interessi mai affiorati. Ho iniziato così il mio percorso, dettato da una forte pulsione, utilizzando prima le pietre, poi le radici ed ora il ferro”.
“Al ferro, Valentino Tamburini – dice Vanna Pescatori – è arrivato attraverso alcune fasi che, come per ogni artista che si rispetti, finiscono in ismo. C’è stato il pietrismo ovvero l’assemblaggio di pietre per lo più di mare e di fiume, levigate dall’acqua, che sono diventate figure soprattutto zoomorfe. Nel giardino della casa ce ne sono alcune che spuntano tra l’erba e le siepi. Una sembra un primitivo totem, un’altra uno dei falsi Modigliani che occuparono la cronaca anni fa. Poi c’è stato il piedismo ovvero la creazione di sculture partendo dai piedi che usavano i ciabattini per modellare le scarpe. Sui ripiani e sugli scaffali, alcune opere raccontano anche questa fase accanto a quelle del periodo delle radici, una breve parentesi in cui Tambu si faceva ispirare dalle naturali contorsioni del legno. Ora è il tempo dei reperti ferrosi: una mannaia più una troncatrice sono diventati il becco e la cosa do un’anatra, un raccoglifrutta del primo ‘900, un re i cui capelli sono la spazzola di uno spazzacamino”.

L’arte di Tambu si può vedere a Niella Belbo nel progetto“LangArte785”. È tra i 24 artisti che funi al 30 settembre danno vita al progetto che vuole creare un legame fra l’arte e il territorio, percorso artistico, che ha fatto rivivere tutti i monumenti del paese: la torre, la Chiesa dei Battuti, e con loro i vecchi edifici una volta anima del paese come il Peso, le Poste, la Filanda, il macello. Tambu espone nella Torre medievale. Ore 10/19 sabato e domenica. 

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