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Giovedì 25 aprile 2024

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Il “gorgonzola di capra” non esiste, condanna per un casaro

Dopo un controllo dei Carabinieri Forestali alla fiera di Vicoforte, nei guai un imprenditore agricolo che aveva in bancarella formaggi e vini

La Guida - Il “gorgonzola di capra” non esiste, condanna per un casaro

Vicoforte Mondovì – L’accusa che gli era stata contestata, in seguito a un controllo eseguito dai Carabinieri Forestali di Mondovì alla fiera di Vicoforte nel settembre 2019, era di frode in commercio; sul loro banco i militari dell’Arma avevano trovato due cartelli che riportavano la dicitura “gorgonzola di capra” e in mezzo al bancone c’era una toma assimilabile al gorgonzola: “Una dicitura illegale – ha spiegato in aula il maresciallo dei Carabinieri – perché il gorgonzola, che è un prodotto a denominazione protetta, può essere fatto solo con il latte vaccino”. I militari avevano controllato anche 28 bottiglie di Barbera, Dolcetto e Nebbiolo, su cui c’era un’etichetta che riportava solo il nome dell’azienda di C. A., l’imprenditore agricolo rinviato a giudizio insieme alla figlia C. G.: “Non c’erano indicazioni sull’azienda produttrice e imbottigliatrice – ha proseguito il maresciallo – e l’acquirente aveva come unico riferimento quello dell’azienda di C. A.”. Alle domande della difesa circa i controlli specifici sulla tipologia di alimenti sequestrati, il militare aveva detto di non aver controllato se quello fosse veramente formaggio di capra, perché già la dicitura “gorgonzola di capra” era una violazione, così come non erano stati fatti accertamenti per verificare se le bottiglie sequestrate contenessero davvero Dolcetto, Barbera e Nebbiolo. Il proprietario dell’azienda ascoltato dal giudice ha spiegato che sapeva perfettamente che non esiste il gorgonzola di capra ma che aveva usato quella dicitura solo perché non tutti conoscono il “blu di capra”: “Alla fiera solo il 50% della persone sa che cos’è il blu di capra e allora se qualche cliente mi avesse chiesto informazioni, gli avrei detto che il gorgonzola di capra non esiste ma che avevamo un formaggio blu di capra che avrebbero potuto ordinare. Il formaggio che avevamo in esposizione era invece una toma di vaccino, lo chiamiamo nostral o testun”.
A chiusura dell’istruttoria l’accusa ha chiesto per i due imputati la condanna a sei mesi e 1.000 euro di multa ciascuno, mentre la difesa ha chiesto la piena assoluzione per la figlia dell’imprenditore, che in quell’azienda ricopriva solo un incarico amministrativo e neanche era presente in fiera, mentre per il padre ha chiesto l’assoluzione ritenendo pienamente credibili le affermazioni dell’uomo sul tipo di formaggio in vendita e riguardo alle bottiglie ha detto che in realtà non erano in vendita ma erano solo in assaggio, da gustare insieme al formaggio. Il giudice ha accolto la richiesta di assoluzione per la figlia dell’imprenditore e ha condannato l’uomo a un mese e 200 euro solo per le 28 bottiglie di vino presenti sul banchetto di cui è stata anche disposta la distruzione (immagine generica).

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