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Mercoledì 24 aprile 2024

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Sculture che rimandano all’uomo e alle sue fatiche

Gaetano Usciatta è l'autore dell'Ulisse di corso Nizza ma ha lavorato tant materiali sul tema uomo e natura

La Guida - Sculture che rimandano all’uomo e alle sue fatiche

A Cuneo è famoso soprattutto per il monumento a Ulisse in corso Nizza, il bronzo davanti alla Fondazione Casa Delfino, che proprio ultimanente ha fatto di nuovo parlare si sé perché ancora una volta vittima delle mire dei vandali che lo ghanno imbrattato. Usciatta con pazienza, cura e dedizione lo ha fatto ritornare al suo originale splendore.
Gaetano Usciatta nasce a Santa Maria Imbaro, in provincia di Chieti, nel 1944 ma vive e opera in valle Stura a Piano Quinto di Roccasparvera. L’artista ha trascorso l’infanzia e la sua prima giovinezza tra distruzioni e ricordi amari di aspre battaglie, che non hanno risparmiato la sua terra natale. Si è diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Lanciano e nel novembre 1961, a 17 anni, si è trasferito a Torino, inserendosi in un nuovo ambiente di lavoro. Impegnandosi in attività lavorative notturne, ha potuto frequentare durante il giorno l’Accademia Albertina di Belle Arti, nella quale si è dedicato con passione crescente alla scultura. Ben presto però, sotto l’assillo degli impegni lavorativi, Usciatta ha dovuto interrompere i suoi interessi artistici.
In anni più recenti, dopo un periodo di stasi, l’artista ha ritrovato la propria dimensione creativa, che gli ha permesso di superare l’involontario silenzio e di operare con sempre più significativi riconoscimenti. Ha partecipato a mostre personali a Torino, Pinerolo, Vercelli, Saluzzo, Cuneo, e a collettive a Roma, Torino, Zagabria, Aosta, Como, Ciriè, Giaveno. Suoi lavori si trovano in collezioni pubbliche e private negli Stati Uniti, in Argentina, in Francia e in Italia. La scultura di Usciatta è innanzitutto contrassegnata dalla sapienza della lavorazione dell’argilla, della cera, del gesso patinato, del legno, della pietra, del bronzo e dell’ottone, che gli permette di trasmettere energia vitale alle sue figure stilizzate di animali mutanti e ai suoi personaggi umani: gli uni (uccelli, pesci, insetti, mammiferi) appaiono in forme di residui fossili, portatori, come ammoniscono i titoli che li accompagnano, di una critica severa contro l’uomo industrializzato; gli altri comunicano confronto atletico, ma anche scontro fisico violento, sofferenza incolpevole o aspirazione all’originaria e perduta amonia con la natura.
“Sono più che mai evidenti – scrive Giuseppe Nasino – l’intento e lo sforzo di focalizzare alcuni inquietanti aspetti della contempora- neità, servendosi di simboli e di riscontri vuoi grafici, vuoi plastici, per organizzare un discorso dal quale non è mai assente un’intelligente, puntuale, indubbiamente costruttiva analisi critica. Anche nella molteplici- tà della sua variabile espressiva, egli non perde di mira quella che è l’assunto esistenziale e comportamentale di ognuno di noi. Ed in virtù di tale direttrice innervata in una valutazione che è, si, estetica, ma è ragguardevole parimenti anche dal punto di vista etico, Usciatta si serve dei suoi elementi materici per scandire delle proposte e dei modelli di vita che in chi fa dell’arte non semplicistica né occasionale o pretestuosa, dovrebbero assurgere ad organigramma privilegiato ed imprescindibile”.

“In ogni forma creata dall’artista si scorge un anelito – sottolinea Ida Isoardi – uno sforzo di sopravvivenza che riposa nel soggetto “riemerso” da un tempo lonta- nissimo, da uno spazio remoto. La scultura, arte nobile, difficile e severa, degna del massimo rispetto, conquista solitamente le emozioni di chi vede nel lavoro umano una specie di sacralità originaria. Usciatta ama la materia scultorea e dà ad essa l’impronta di oggetto di scavo, di reperto scegliendo con precisione luoghi e pietre cui sente di dovere un “ritorno”. L’artista possiede un senso del tempo come era geologica, ne scruta i grandi mutamenti e le metamorfosi dove millenarietà e lontano futuro si fondono nell’insondabile e giusto mistero della natura. Nelle creature di Usciatta spesso predomina l’occhio quale principio generatore di percezione e di moto faticosamente ritrovato. Ogni essere porta le stigmate di una “rovina” di sé e avanza ferito nel mondo che pare riconoscere a stento.
La natura è sempre la grande Madre, la “materia alchemica” primordiale che l’autore ama senza riserve ma non senza sgomento, sia per la forza in essa insita che per il rischio cui soggiace a causa della follia umana”.

  

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