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Mercoledì 24 aprile 2024

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Il pittore gentile dall’espressionismo contemporaneo in un mondo minimo

Tanchi Michelotti il maestro di Ceva: per lui dipingere è piacere dell’invenzione continua, è sfida ai colori e ai segni

La Guida - Il pittore gentile dall’espressionismo contemporaneo in un mondo minimo

Tanchi Michelotti è nato nel 1933 a Ceva, città dove vive e lavora da sempre. Il suo interesse per la pittura risale al periodo dell’adolescenza e da circa sessant’anni ad essa si è dedicato con un costante, preciso impegno, vivendola “con lo zelo del dilettante e la libertà dell’autodidatta”. Dipingere per lui, che si è autodefinito “pittore all’antica”, è una vocazione, un’attività sentita come necessità interiore: non può farne a meno. Si è laureato alla Facoltà di Lettere di Torino con una tesi di Storia dell’arte. Nel capoluogo piemontese è avvenuta la sua formazione artistica, segnalandosi all’attenzione della critica più autorevole, incontrando Enrico Paulucci e Luigi Carluccio e stringendo un sodalizio con Ezio Gribaudo. A Roma, ha collaborato con la Rai su temi d’arte e ha incontrato Carlo Levi. A Torino ha partecipato alle prime collettive, quelle delle Mostre Universitarie Torinesi, curate da Lucio Cabutti, dal 1954 al 1958 e quelle del Piemonte Artistico Culturale dal 1958 al 1960. La prima personale si è tenuta a Ceva nel 1958, località nella quale è tornato poi a vivere stabilmente. Il ritorno in provincia e l’attività di insegnante non l’hanno distolto dai pennelli, ma l’hanno piuttosto indotto a un operoso isolamento. Michelotti ha sperimentato diverse tecniche, dall’olio alla pittura murale, al mosaico. Servendosi di quest’ultima tecnica, ha ideato nel 1985 la decorazione della facciata della chiesa del Sacro Cuore di Mondovì Altipiano, raffigurante la Tempesta sedata, tratta dal Vangelo di Matteo, facendola precedere da numerosi studi a penna e a tempera. Solo negli ultimi decenni ha affrontato un pubblico più vasto, allestendo personali a Milano, Genova, Torino, Monte Carlo. Nel settembre del 2003, il Comune di Cuneo gli ha dedicato una retrospettiva in Palazzo San Giovanni, intitolata Tanchi Michelotti. Cinquant’anni di “bonne peinture”, curata da Roberto Baravalle, Ida Isoardi e Fulvia Giacosa, che ha ampiamente documentato la sua vasta e poliedrica attività. “La pittura di Michelotti – scrive proprio la Giacosa – ha la dimensione personalissima e pacata di un espressionismo contemporaneo… Per lui dipingere è piacere dell’invenzione continua, è sfida ai colori e ai segni. Tale sfida si risolve inizialmente in toni spenti e in una tavolozza quasi monocroma, di nordica cupezza accesa soltanto da pochi rossi di labbra, nastrini, tetti; più tardi in colori brillanti, puri, esplosivi… I dipinti di Michelotti sono sintesi dell’esperire, i suoi disegni versi preziosi che fanno pensare a Luzi. In entrambi è palese l’origine delle immagini ma essa, anziché tradursi in verosimiglianza, si rivela attraverso accostamenti e sovrapposizioni, e si invera nel linguaggio”.

Dal 2005, ha tenuto altre personali a Bra, Saluzzo, Cuneo e Ceva. Nel 2012, è stato prodotto il film Tanchi, Autoritratto, a cura dell’Associazione Culturale Geronimo Carbonò e realizzato da Alessandro Ingaria e Sandro Bozzolo. Tanchi è pittore gentile, maestro di raffinate e insieme spoglie invenzioni compositive, ideatore ostinato di figurazioni dal forte impatto percettivo. Le sue impressioni realistiche scaturiscono da un mondo minimo di oggetti ed elementi naturali o umani, sospesi in un’atmosfera fiabesca, generalmente lieta e armoniosa, ma talvolta anche turbata e tragica. Più precisamente, i temi della sua pittura spaziano, attraverso continue rivisitazioni, dai pupi ai cavalli, dalle bambole ai treni, dagli uccelli ai paesaggi, dalle nature morte alle barche, dalle biciclette agli strumenti musicali, dai corpi umani alle giostre. I suoi lavori, dopo la fase iniziale risolta in toni spenti e in una tavolozza più cupa e quasi monocromatica, colpiscono ora per quelle associazioni dissonanti di colori briosi, che i segni lineari dei contorni, perlopiù tracciati vigorosamente col tubetto di colore spremuto sulle superfici dei supporti, sono chiamati a contenere e a ricondurre a specifiche idee formali.

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