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Giovedì 28 marzo 2024

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L’Italia vince la partita sulle etichette del vino e tira un sospiro di sollievo

I commenti dei presidenti Abbona per la Bottega del Vino Dogliani docg e Ascheri per il Consorzio del Barolo Barbaresco e del Vino Dogliani

La Guida - L’Italia vince la partita sulle etichette del vino e tira un sospiro di sollievo

Dogliani – Si chiude con un successo il tentativo del Beating Cancer Plan, presentato a dicembre dalla Commissione Europea volto a porre un alert sul consumo di alcol attraverso allarmi salutistici in etichetta già adottato per le sigarette. Il Parlamento europeo riunitosi martedì 16 febbraio, ha approvato gli emendamenti alla strategia anti cancro in cui viene inserita una differenziazione tra il consumo e l’abuso. Nel particolare viene aggiunta la definizione di consumo “nocivo” e non moderato. Una crociata che ha visto italiani e francesi a braccetto in questo momento delicato dove non sarebbe mancato neppure il bollino con la F che si sarebbe voluto applicare in etichetta nell’ambito della normativa sul Nutriscore. Oltre agli alert sanitari l’emendamento portava con sé ipotesi di limitazioni sulla pubblicità, divieto di sponsorizzazione di eventi sportivi, aumento delle tasse e nuove regole più stringenti per la promozione. “In teoria lo scopo per cui nasce il ragionamento è sicuramente nobile – dice il presidente del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, Matteo Ascheri – ma il vino è parte integrante della cultura e occorreva fare un necessario distinguo tra consumo moderato e abuso di alcol. Il nostro vino non è da considerare una piaga, ma un esempio virtuoso in quanto va ad incidere su una filosofia che è ben diversa dall’eccesso. Sarebbe stato un autogol disastroso. In Italia dal dopoguerra siamo passati da 150 litri di consumo di vino pro capite all’attuale 30 litri con una percentuale ridotta del 20% a favore dell’alta qualità”. “Un paradosso. – conclude Anna Maria Abbona, presidente della Bottega del Vino Dogliani Docg – Il vino è sempre rientrato da secoli nella componente dell’alimentazione e della saggezza popolare e oggi si esce con l’assurdità di dover etichettarlo con indicazioni di cancerogenità come per le sigarette? Qui stiamo proprio perdendo la testa. Non discuto sul discorso dell’abuso ma mettere sullo stesso piano alcol e superalcolici non era possibile. Un barlume di buon senso finale per fortuna ha prevalso, rimane comunque la bruttissima sensazione di stare sempre in balia di tempi che hanno del surreale”.

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