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Giovedì 28 marzo 2024

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Separazione e maltrattamenti, per gestire soldi dati alle figlie: condannato

Tre anni e cinque mesi di reclusione a un 50enne di Bene Vagienna, accusato anche di minacce e violazione di domicilio

La Guida - Separazione e maltrattamenti, per gestire soldi dati alle figlie: condannato

Bene Vagienna Al culmine di una relazione matrimoniale vessatoria e dolorosa, con maltrattamenti subiti anche in presenza delle figlie, si era rivolta ai servizi sociali che l’avevano indirizzata a una psicologa; da quel momento, tra fine 2016 e inizio 2017, la donna trovò il coraggio di allontanarsi dal marito e di denunciare le botte e gli insulti patiti. Con l’accusa di maltrattamenti, minacce, violazione di domicilio e inosservanza dell’obbligo di mantenimento verso le figlie, è stato rinviato a giudizio e poi condannato C. G., 50enne di Bene Vagienna. A carico dell’uomo l’accusa di aver ripetutamente insultato, anche in presenza dei Carabinieri intervenuti per una sua violazione di domicilio a seguito della separazione, e picchiato la ex moglie costituita parte civile al giudizio insieme alla sorella, anche lei destinataria di insulti e minacce. Secondo la parte civile, l’uomo non accettava la separazione dalla moglie solo per motivi economici, poiché con il divorzio avrebbe perso il controllo dei soldi dell’eredità dei genitori che lui stesso aveva devoluto alle figlie, per sottrarli ai suoi creditori. “Con grande impudenza – ha sottolineato il pubblico ministero Gianluigi Datta – è venuto in aula a difendersi dall’accusa di maltrattamenti continuando però ad insultare la moglie dandole della poco di buono, dicendo che era il ‘minimo che poteva fare’. Era completamente disinteressato alle figlie tanto che dalla separazione non contribuì più al loro mantenimento, arrivando addirittura a rifilare delle banconote false alla ex moglie che gli chiedeva di contribuire alle spese di casa”. Per questi motivi l’accusa ha chiesto una condanna a tre anni di reclusione, richiesta a cui si è associata la parte civile, mentre per il difensore Luisa Marabotto “tutte quelle accuse non sono state provate in aula, dove l’accusa ha portato solo le testimonianze delle due parti offese, l’ex moglie e la sorella che hanno deciso di sporgere querela solo a ridosso dell’udienza di separazione”. Secondo la difesa, anche in occasione della violazione di domicilio le due donne che in aula hanno riferito di spintonamenti, insulti e sputi in faccia, quando arrivarono i Carabinieri denunciarono solo la violazione di domicilio, tralasciando tutti gli altri presunti fatti. Per questo la difesa ha chiesto l’assoluzione per il mancato raggiungimento della prova dei reati contestati. Al termine della camera di consiglio, la giudice ha però accolto le richieste dell’accusa condannando l’uomo a tre anni e cinque mesi di reclusione e alla provvisionale immediatamente esecutiva di 7.000 euro a favore della ex moglie e di 500 euro per la sorella di quella, oltre al pagamento delle spese di giudizio e all’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni.

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