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Martedì 23 aprile 2024

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Uomo-Mondo, figlio della nostra terra

Monsignor Aldo Giordano, apertura universale e legame stretto con la sua comunità

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È duro l’ultimo saluto ad un amico. Soprattutto quando hai condiviso anni ed esperienze feconde che hanno segnato la tua e la sua vita. Scava l’interiorità e ferisce. Obbliga alla consapevolezza del dono grande che è stato e fa rimpiangere le occasioni perse.

Con Aldo abbiamo condiviso infanzia e adolescenza, da vicini di casa e compagni di avventure a San Benigno. Parte degli anni di studio e di vita di comunità, la montagna e i campeggi, l’incontro e l’adesione ad una spiritualità che ha aperto intelligenza e cuore svelando la meraviglia di un cristianesimo evangelico che vuole e sa abbracciare il mondo così com’è cominciando da chi ti vive accanto nel presente.

La vita pubblica di Aldo, studioso, docente, vescovo e nunzio apostolico, come la sua personalità aperta e cordiale, sono ben delineate nel ricordo di monsignor Celestino Migliore. Io voglio mettere in evidenza due binari che mi sembra abbiano orientato il suo agire.

Il primo è l’apertura all’universale. Con largo anticipo sui tempi, trent’anni fa (1992), con il convegno “Cristianesimo ed Europa” organizzato dalla diocesi per sua iniziativa, ha portato l’Europa a Cuneo e proiettato Cuneo verso un’inedita prospettiva europea.
Oggi i temi europei sono pane quotidiano, allora ne eravamo lontanissimi. Dell’Europa, nella tesi di quel convegno, il cristianesimo stava alle radici e a fondamento del suo sviluppo culturale, sociale e politico e linfa vitale per la sua rinascita. Di questo messaggio Aldo Giordano è stato  portatore instancabile. E per questo ha lavorato al servizio della Chiesa, prima come segretario generale presso il Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa, poi come Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa di Strasburgo e, dopo gli anni in Venezuela, come nunzio apostolico presso l’Unione Europea a Bruxelles.

Il secondo è la dimensione locale. Nel suo andare per il mondo, Aldo ha mantenuto legami costanti e stretti con la comunità cuneese. Amava questa terra e la sua gente, la città e la diocesi. Per questo volle a Cuneo,  il 14 dicembre 2013, e non a Roma la sua ordinazione episcopale. Era importante per lui dare rilevanza pubblica alle grandi scelte che esprimono non solo aspirazioni personali ma che sono frutto della vita di una comunità. Di questa comunità Aldo si sapeva figlio, grato e riconoscente per la formazione e l’accompagnamento ricevuto. “Ho scelto Cuneo come luogo dell’ordinazione – scriveva lui stesso – per  il desiderio di celebrare con i miei fratelli sacerdoti, gli amici e tutta la grande famiglia della mia terra. Per un “nomade” avere una famiglia è importante. Questa decisione è anche un omaggio e un piccolo dono alla mia diocesi, come segno di riconoscenza. Spero che sia occasione per tanti di vivere un evento di comunione ecclesiale bello”.

La volontà di essere sepolto nel piccolo cimitero di San Benigno è l’ultima coerente testimonianza di questo legame. Per questo l’ultimo saluto, giovedì 9 in duomo, non potrà che essere ancora “un evento di comunione ecclesiale bello”. 

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