Un ricercatore impegnato in uno studio sui possibili comportamenti indotti. Non è fantascienza, perché le leggi del mercato lasciano appena sospettare quanto ci sia dietro il mercato stesso. E infatti Andrej Petrovic sta lavorando da tempo su un progetto finanziato da un’azienda alimentare per individuare possibili mezzi atti a condizionare le scelte dei clienti di fronte agli scaffali dei supermercati. Come scienziato, sente fino in fondo il fascino di questa ricerca, anche se non gli sfuggono le problematiche etiche.
L’avvio del romanzo si pone dunque sul piano del lavoro personale, delle domande che Andrej si pone, ma anche cerca di fuggire perché metterebbero in discussione il suo stesso ruolo di scienziato.
Poi, quasi impercettibilmente, si scivola nel thriller fino a blandire tinte horror. La tentazione ora è di fare il grande salto: dal topolino Squitty, amico e vittima dello scienziato, all’uomo, prima di tutto a se stesso. L’euforia del ricercatore tutto assorbito dal procedere del suo lavoro, il sospetto che ogni sforzo potrebbe vanificarsi perché un altro collega senza tanti scrupoli sta sviluppando analoga ricerca, la gelosia e l’invidia verso chi gli appare più spalleggiato, tutto spinge a bruciare le tappe fino a perdere il controllo della situazione.
Sulla falsariga di Jeckyll e Hide, ma con un’attenzione maggiore all’interiorità del personaggio, il romanzo incalza Andrej e i suoi pensieri. Lo coglie non nelle sue mutazioni fisiche quanto piuttosto preferisce attenderlo sul terreno delle conseguenze, quando la mente dello scienziato torna a riflettere con lucidità, ad avere chiaro l’abisso che si spalanca davanti a queste ricerche.
Non è essenziale se, per soddisfare l’intreccio, si chiamano in causa sconvolgenti risvolti politici. Quel che conta è quel processo di dissociazione che ad un certo punto si inverte rivelandosi come il quadro del tutto naturale dell’uomo che cova in sè l’altro, l’animale primordiale che esplode se solo ci si perde nel sonno inquieto della ragione abbandonandosi agli istinti di sopraffazione. Il piacere del correre verso un sapere dalle imprevedibili conseguenze e che cresce poco per volta nella mente dell’uomo, non è molto lontano dal perverso piacere della prevaricazione che incancrenisce impercettibilmente e sfocia in gesti che la coscienza rigetterebbe.
È indubbiamente la parte più provocatoria del romanzo, quella che nel tirare le fila scopre le carte mettendo a nudo l’animo umano senza peraltro offrire una via di fuga, perché alla fine è il topolino Squitty a sopravvivere e aprire su un “nuovo mondo” con quali contorni è tutto da scoprire.
Correre con Murakami Haruki
di Antonio Daniele De Giorgi
Golem
15 euro
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