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Giovedì 25 aprile 2024

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Il Piemonte e l’emergenza Covid: l’indagine del consiglio regionale porta a visioni contrapposte

Per Icardi e la maggioranza il Piemonte è stata la Regione migliore, per le minoranza un disastro

La Guida - Il Piemonte e l’emergenza Covid: l’indagine del consiglio regionale porta a visioni contrapposte

Torino – Per l’assessore Luigi Genesio Icardi e le forze della maggioranza il Piemonte è la regione che ha dato la migliore risposta in sanità nel fronteggiare l’emergenza Covid. Per l’opposizione non è proprio così.
Oggi mercoledì 27 ottobre a Torino si è tenuta ka discussione sull’indagine conoscitiva in merito alla gestione dell’emergenza sanitaria Covid-19 sul territorio piemontese.
“Ci siamo trovati a combattere la guerra della pandemia con le armi spuntate – ha spiegato l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, il leghista Luigi Icardi -, ma se oggi il Piemonte è saldamente in zona bianca e con un basso tasso di incidenza del virus, che fa della nostra regione una delle più virtuose d’Europa, lo dobbiamo a tutto il lavoro che il Servizio sanitario regionale ha saputo svolgere, grazie innanzitutto alle straordinarie qualità umane e professionali degli operatori sanitari e al senso civico dei cittadini e delle imprese che hanno collaborato facendo sistema. Dopo vent’anni di tagli alla Sanità, aggravati dal piano di rientro finanziario, il Piemonte si è trovato a fare i conti con il manifestarsi dell’emergenza avendo una capacità di tracciamento del contagio pari a un quinto del solo ospedale di Padova. Avevamo 287 posti di terapia intensiva in tutto il Piemonte, con un rapporto rispetto alla popolazione fra i più bassi in Italia: ora superiamo la capacità di 770 unità. Siamo stati i primi in Italia a creare una Unità di Crisi, nella fase di picco della seconda ondata siamo stati in grado di curare oltre 48 mila persone a casa, un quarto delle quali con l’utilizzo dell’ossigeno, grazie all’applicazione di un protocollo di presa in carico dei pazienti a domicilio tra i primi e più completi a livello nazionale. Ora guardiamo al futuro con la consapevolezza che l’emergenza non è finita. Ma la Sanità si presenta oggi molto più forte e organizzata, con un piano di riforma che potenzia gli ospedali e la medicina territoriale”.

“I numeri – ha spiegato Paolo Bongioanni – ci aiutano a capire la forza di reazione della nostra Regione e quanto siamo stati capaci di colmare le lacune che avevamo ereditato. Innanzitutto oggi sappiamo che il miglior investimento che la Sanità può fare è quello sul capitale umano, su quegli operatori ai quali va il nostro grazie. Quindi che bisogna rafforzare la medicina territoriale: non dimentichiamo che all’inizio della pandemia processavamo 400 tamponi al giorno e che oggi siamo a quota 54mila. Ed è proprio qui la prova di come il Piemonte ha saputo rispondere al Covid, nonostante che nella prima fase mancassero le mascherine, che la qualità di quelle reperite da Arcuri fosse quantomeno dubbia e che dall’Oms arrivassero indicazioni contraddittorie al punto da aver contributo alla diffusione del contagio, ad esempio nelle Rsa. Oggi invece disponiamo di strumenti che saranno essenziali anche per la Sanità del futuro: una struttura come il Dirmei, un’area dedicata alle emergenze a Cuneo-Levaldigi, un modello di efficienza come sarà quello di Azienda Zero”.

Per la minoranze le cose non sono andate così. Daniele Valle del Pd: “Nessuno poteva arrivare preparato ad un’emergenza del genere, ma su alcune questioni si poteva fare di più e meglio. Dall’acquisto di alcuni dispositivi di protezione individuale, talvolta contraddittorie, al tema della catena di comando. La Regione si è trovata impreparata e ha risposto con una pletora di incarichi speciali. Anche l’altissimo tasso di ospedalizzazioni dice molto in merito ai nodi problematici del Piemonte: la nostra è infatti una delle regioni che ha ospedalizzato di più. Non si tratta però dell’unico triste primato: il Piemonte purtroppo è anche una delle regioni che ha effettuato meno tamponi. Ultima questione, ma non per importanza, è quella della gestione delle Rsa che ci richiede riflessioni nel futuro”. Più netta ancora la posizione del consigliere albese del Pd Maurizio Marello: “Credo che i piemontesi non abbiano bisogno di una nostra relazione unitaria per capire che cosa sia accaduto durante la pandemia. È sufficiente parlare con infermieri, operatori sanitari, medici che hanno lavorato inizialmente senza dispositivi di protezione, per capire che cosa sia accaduto. Senza guardare esclusivamente alla prima ondata, il Piemonte è arrivato impreparato anche alla seconda: un anno fa i tamponi erano troppo pochi, il 90% dei malati non veniva tracciato e anche per questo motivo la percentuale delle ospedalizzazioni era più alta. Non possiamo dimenticare quando si dichiarò che i malati a bassa intensità Covid potevano essere ospitati nelle Rsa, come deliberato dalla Lombardia, o ancora lo scandalo delle email inviate dai medici di base e poi andate perse e infine il tema dei trasporti non adeguatamente organizzati nell’autunno del 2020, all’alba della seconda ondata”.
Netto il giudizio di commenta Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi: “Hanno commissariato Icardi con due task force, tre unità di crisi e il Dirmei in piena emergenza, l’ex Direttore generale della sanità, Fabio Aimar, è stato declassato e nominato, proprio in coda alla seduta di oggi, revisore dei Conti dell’Asl Torino 1; eppure hanno avuto il coraggio di dirci che nella gestione della pandemia è andato tutto bene. La verità è che la propria incapacità organizzativa ha impedito a questa Giunta di proteggere i più deboli eppure oggi in Aula non si è levata neppure una parola di scuse: Preioni e Icardi come Fonzie, Cirio addirittura assente”.

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