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Giovedì 28 marzo 2024

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Il soffio vitale nella durezza dei marmi

Daniele Aletti e Daniela Madeleine Guggisberg, svizzeri di nascita ma cuneesi di adozione, non solo compagni di vita, ma compagni di arte ed espongono a Gorzegno

La Guida - Il soffio vitale nella durezza dei marmi

Daniele Aletti e Daniela Madeleine Guggisberg, svizzeri di nascita ma cuneesi di adozione, non solo compagni di vita, ma compagni di arte. I loro sono sentieri diversi e approcci diversi alla scultura ma entrambi lavorano la materia, soprattutto il marmo, con una capacità espressiva e una libertà che rende le loro opere uniche.
Vivono e lavorano a Sale San Giovanni dal 1994 in un cascinale dove il centro è il loro laboratorio e dal 2007 la “Galleria Camoroni” all’interno del loro atelier in comune, dove sono esposte le loro opere in permanenza. Daniela ha iniziato a realizzare i suoi primi lavori in pietra grazie all’incontro con Daniele nel 1990. La sua attività espositiva è iniziata nel 2003 e si è evoluta dai dettati più accademici e rigorosi della scultura classica a una creatività diversa, più libera e ampia, quindi meno razionale, più istintiva. La sua scultura comunica una sensazione di forza, di solidità, e al tempo stesso di infinita leggerezza. Il tutto in un perfetto e dinamico equilibrio. Opera all’insegna di una continua, inesausta, coerente pulizia dei volumi in una sorta di indagine intorno alla qualità e all’interiore energia della materia. Nella superficie levigata, nella purezza delle forme, nell’irreale tenerezza del materiale, la sua è scultura di idee e meditazione. Le opere della Guggisberg sono figlie della sua anima, sono intimo affresco che esprime sentimento e sensazioni. Certe forme rimangono lì come puri elementi segnaletici del procedere, o come intense autocitazioni e come tali tessono una rete stimolante di rapporti. In altre forme, il suo stile realistico è solo apparenza o gesto. La natura non è riprodotta, ma evocata. Sono grandi razze che odorano di mare, sono grandi ali di guizzi trattenuti. Sono grandi rocce che odorano di salmastro, sono grandi steli che profumano di fiori. Sono steli opachi di fiori inaccessibili. In queste forme, l’atto scultoreo, gestuale, spesso allentato o ampliato per scolpire lo spazio, si concentra di nuovo, si precisa. Quasi minuziosamente. Usa la materia come memoria e come racconto, le razze, le rocce, i fiori diventano carattere di impronta e di traccia fossile, a metà strada tra le tradizione figurale e l’arte astratta, anche per l’asciuttezza della materia.

Daniele Aletti inizia a esporre a Zurigo nel 1990 e lì incontra Daniela. È scultore per via di levare, che ha incarnata in sé la sapienza tecnica dei maestri marmorari. La sua poetica è incentrata sulla considerazione concettuale della pietra come simbolo primigenio del legame stabile e duraturo tra l’uomo e la terra, in contrapposizione ai ritmi affannosi della nostra vita quotidiana. Aletti opera su frammenti organici del mondo minerale, come il verzino di Frabosa, il bianco di Carrara, il bardiglio, il marmo nero di Portovenere, il marmo nero di Ormea e il marmo rosa di Nava, conservandone le tracce specifiche della loro materialità e intravedendo in essi la possibilità di un’altra esistenza, quella speciale di esistenze formali biomorfiche, che dilettano gli occhi e comunicano benessere al tatto. L’artista conferisce così vitalità e bellezza a forme scultoree di aspetto geometrico variabile, ora fluido e lustro, ora scabro e vivacizzato da mobili textures misteriose, che mettono in movimento la nostra fantasia e la nostra creatività, invitandoci a intrattenere con loro un piacevole contatto fisico. Lo scrittore Alberigo Albano Tuccillo ha sottolineato che quello di Aletti è “il linguaggio disadorno di una scultura apparentemente ermetica e introversa, che riesce a diventare poesia e pregnanza, anzi: riesce a suggerire racconti, parabole, enigmi”.

Fino al 5 settembre le opere di Daniele Aletti e Daniela Madeleine Guggisberg fanno parte della mostra diffusa en-plein-air al Nàsc Museo delle Pietre Parlanti a Gorzegno, un piccolo comune dell’Alta Langa ai confini della Granda. Le sculture sono nel centro del paese, in piazza Baronis, nel prato adiacente al Castello e all’interno della cinquecentesca Cappella di San Martino e la mostra si intitola “Sulle orme di Michelangelo”, curata da Giordano Berti. È una mostra internazionale di scultura che offre la possibilità di vedere e quasi toccare con mano l’onda espressiva che dal figurativo si estende verso la pura astrazione, mettendo in luce la tensione che muove l’artista nel momento in cui scava la dura pietra per trovarvi una forma che corrisponda al suo stato d’animo e al suo pensiero. Ci sono opere di sette artisti: oltre agli italo-svizzeri cuneesi Daniela Guggisberg e Daniele Aletti ci sono anche  le russe Aidan Salakhova e Marianna Blier, che vive e lavora tra Vienna e Carrara,  la genovese Giorgia Razzetta, il monregalese Alvise Pasquali e l’ecuadoregno Mariano Tapia.  “Lo stravolgimento dei canoni tradizionali di realismo – spiega Giordano Berti nella presentazioen della mostra –  iniziato ai primi del Novecento, ha spinto la scultura verso forme progressivamente astratte. Tuttavia, ancor oggi, qualsiasi artista frequenti studi accademici non può sottrarsi dal riferimento all’arte michelangiolesca e persino nelle opere più indecifrabili permangono le tracce del percorso che ha portato dal più rigoroso realismo all’assoluta libertà espressiva. Questo vale anche per l’osservatore, che nella liberazione dal linguaggio figurativo ha la possibilità di interpretare l’opera seguendo il filo delle emozioni che ogni forma, armonica o disarmonica, è in grado di evocare”.

Tre le sculture di Daniela Guggisberg: “Ballerina”, “Foglia nera” e “Liberazione”, nelle quali si scorgono, in forma velata, simbolismi universali ispirati al mondo della natura. E tre quelle di Daniele Aletti: “Insieme”, “L’ala di Olga” e “Coppia incomparabile” con le loro onde, pieghe, corrugamenti, fori, torsioni e spirali.

Daniela Guggisberg
Fiore Nero

Daniela Guggisberg Fiore-bianco

Daniele Aletti

Daniele Aletti

Daniele Aletti

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