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Sabato 20 aprile 2024

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La magnificenza del castello di Racconigi (parte 1)

Disegnato da grandi architetti del paesaggio, il parco del castello offre scorci di straordinaria bellezza

La Guida - La magnificenza del castello di Racconigi (parte 1)

Racconigi – Il Castello di Racconigi si affaccia a nord su un vasto parco che si dispiega su una superficie di circa 190 ettari, delimitato da un muro di cinta lungo sei chilometri. Alla sua realizzazione hanno collaborato grandi architetti del paesaggio del calibro di André Le Nôtre, ideatore dei giardini alla francese di Versailles, e di Xavier Kurten, tedesco, noto per aver introdotto lo stile del giardino romantico all’inglese in Piemonte agli inizi dell’Ottocento. A Kurten, nel 1836, Carlo Alberto affidò il completamento dei lavori di trasformazione della tenuta, già avviati per volere della principessa Giuseppina di Lorena-Armagnac, ad opera di Giacomo Pregliasco. Costui ne aveva riprogettato una parte, offrendo ai reali nuovi percorsi immersi in una natura rigogliosa ed apparentemente selvaggia. In seguito, Kurten cercò di portare all’interno del muro di cinta il paesaggio che si ammirava nella rigogliosa campagna circostante: egli progettò boschetti formati da alberi e cespugli tipici dei boschi di pianura, piccole radure e vasti prati disegnati da una fitta rete di viali dall’andamento sinuoso e da un grande sistema di canali navigabili, che attingevano l’acqua dal vicino fiume Maira attraverso il canale della Brunetta e che convergevano in un vasto lago di 18 ettari di superficie. In riva ad esso fu anche allestita una darsena, oggi non più fruibile, per l’ormeggio di piccole imbarcazioni utilizzate per le gite sul lago e nei canali.

A Kurten successero, poi, nella direzione del parco i fratelli Roda: Marcellino dal 1843 al 1859 e Pietro Giuseppe dal 1860 al 1870. Sotto la loro conduzione il parco reale acquistò fama a livello europeo per la vasta produzione di fiori rari e di piante da frutto esotiche, che i due fratelli coltivavano nei giardini e nella nuova serra riscaldata voluta da Carlo Alberto. Tra l’Ottocento e il Novecento, invece, il parco fu utilizzato prevalentemente come riserva di caccia e come tenuta agricola, tanto che alcune sue porzioni furono riservate a coltivazioni di mais e di cereali. L’avvento della Seconda Guerra Mondiale segnò l’inizio di un periodo di progressivo abbandono dell’area verde, che si fermò soltanto negli anni Novanta del Novecento quando, in concomitanza con la riapertura al pubblico del Castello, anche il parco fu interessato da interventi di recupero, volti a riportarlo allo splendore ottocentesco. Con la sua grande varietà di specie vegetali e di animali protetti, la sua rete di viali e sentieri dallo sviluppo complessivo di 25 km, i suoi bacini d’acqua, le sue grandi aiuole fiorite, nel 2010 il parco del Castello di Racconigi è stato decretato vincitore del concorso “I parchi più belli di Italia”. 

La tenuta del Castello di Racconigi ospita oltre 2.000 alberi, alcuni dei quali raggiungono altezze superiori ai 30 metri. I più diffusi sono i frassini e gli aceri, ma non mancano ippocastani, querce, olmi, carpini, ailanti, pla-tani, tigli e cedri. Presenti anche alberi da frutta, quali meli, ciliegi e noccioli. Degni di particolare nota sono un platano orientale alto 42 metri, il cui fusto a sezione circolare possiede uno sviluppo di circa 6 metri, e una zelkova, alta 35 metri, di circa 200 anni. La parte più interna della tenuta è popolata di varie specie di uccelli: aironi cinerini, garzette, anatre, nibbi bruni, poiane e picchi, mentre le cicogne nidificano soprattutto sulle cuspidi della Margarìa e sui comignoli del Castello.

Nella seconda metà del Settecento l’architetto scenografo Giacomo Pregliasco, contestualmente alla risistemazione di parte dei giardini in stile romantico, realizzò alcune costruzioni, come l’eremitaggio e una piccola chiesa gotica, divenuta, poi, Fagianaia per l’allevamento di fagiani e colombi. Altro edificio di spicco presente nel parco è il Tempietto dorico che sorge su una collinetta in riva al lago e che si presenta ai visitatori con un aspetto volutamente incompleto, per dare l’impressione di essere un’antica rovina. Luogo tipicamente romantico, caro a Giuseppina di Lorena-Armagnac, esso ospita la grotta del Mago Merlino, un piccolo antro artificiale rivestito di intonaco impastato a pietre luccicanti e installazioni di stalattiti e stalagmiti provenienti dalle grotte di Bossea, dedicato alla leggendaria figura del Mago Merlino. All’interno della tenuta è conservata pure la Dacia russa, ottenuta dal riadattamento, effettuato in occasione della visita dello zar Nicola II nel 1909, di una costruzione precedente secondo il modello del tipico edificio russo. Chiude la quinta del parco il complesso rurale della Margarìa, progettato in stile neogotico da Pelagio Palagi e allo stesso tempo luogo di “loisir” ed azienda agricola. Ubicato all’estremità nordoccidentale della tenuta, esso è caratterizzato dall’integrale rivestimento in mattoni e da un ampio portico interno. Nella torre di destra del prospetto principale della Margarìa è conservato il Reposoir della Regina, con arredi in stile neogotico di Gabriele Capello. All’interno del complesso sorge anche l’elegante struttura delle Serre Reali, opera di Carlo Sada, che vantavano un sistema di riscaldamento che era, all’epoca, all’avanguardia.

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