San Damiano Macra – “Quattro le direttrici di attacco su San Damiano, dal Podio, dal Torchietto, da Robbio e dalla mulattiera di Poca e Messore. L’ingresso nel paese verso le 12.30 e subito si scatena la rappresaglia. Alle 15 tutto l’abitato è in fiamme. Alle 16, sulla piazza principale, vengono impiccati a una gru Giuseppe Volpengo ‘Ursus’ e Mario Oggero. Resteranno appesi al patibolo per tre giorni“.
Questa la cronaca di quel tragico 30 luglio 1944 vissuto dagli abitanti di San Damiano Macra: 110 abitazioni distrutte, oltre al Municipio, e anche altre due vittime, Graziano Einaudi, freddato a Prato d’Eminà, e Catterina Demaria, bruciata viva in casa. Sono passati 77 anni, ma San Damiano non dimentica e domenica 1° agosto il sindaco Giorgio Gianti, il vice Mario Piasco e un gruppo di cittadini (con il più anziano, Roberto Garnero di 101 anni, e il più giovane, Giulio Montalto Garnero di un anno) hanno voluto ricordare quel giorno lontano, “per affermare il profondo valore della memoria dei caduti”.
Lo storico Secondo Garnero, autore del volume “La valle Maira a ferro e fuoco”, ha letto la testimonianza di Francesca Chiabrero di borgata Lottano.
“Sotto uno splendido sole rombavano a bassa quota gli aerei tedeschi, lo spavento era tale che la gente, smarrita, vagava senza sapere dove rifugiarsi. Noi salimmo nella frazione Comba di Pagliero, sentimmo spari di ogni genere, tra un fumo denso che rendeva l’aria irrespirabile. Qui giungevano sempre più persone di San Damiano rimaste senza casa. Sui loro volti lo sgomento e l’orrore di tanta distruzione. Sul far del giorno di lunedì ci incamminammo verso casa, col cuore che batteva sempre più forte. Con tanta angoscia giungemmo a Lottano: ricordo ancora con commozione e tristezza quando, davanti a casa, piangendo, ci abbracciammo con mamma e papà, senza dire una parola, guardando straziati quel cumulo di macerie ancora fumanti. Di quel giorno non mi viene in mente altro, solo amarezza e disperazione”.
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