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Sabato 20 aprile 2024

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A Sant’Albano l’affascinante Oasi della Madonnina

Zona a protezione speciale dove è possibile osservare numerose specie di uccelli

La Guida - A Sant’Albano l’affascinante Oasi della Madonnina

Sant’Albano Stura – L’Oasi della Madonnina va oltre l’affascinante e rigogliosa riserva naturale, in quanto racchiude in sé la storia di un gruppo di amici santalbanesi cresciuti sulle rive dello Stura, con il bisogno di dare vita a un’idea ambiziosa. Precursore di questa filosofia è stato Mauro Fissore, oggi sindaco di Morozzo, che quasi 30 anni fa divenne quella forza trainante capace di portare a termine un compito divenuto collettivo. Il progetto di coltivazione di cava proposto dalla ditta Fratelli Napoli (poi incorporata in Unical) rivolto all’amministrazione comunale dell’epoca si trasformò in golosa opportunità per ricreare a fini naturalistici una zona umida dedicata agli uccelli. I lavori, iniziati nel gennaio del 1996 hanno permesso il ripristino ambientale del sito scavato in una zona a pioppeto (circa 220.000 mq), donata successivamente dall’Unical (gruppo Buzzi Uncem) all’ente comunale in due fasi: il primo lotto di 100.000 mq il 17 maggio 2003 e il successivo di 120.000 mq inaugurato il 24 ottobre 2009. Quest’ultima integrazione, insieme all’altana di osservazione, ha reso la riserva naturale una delle zone umide più importanti del Piemonte. L’impegno negli anni dei volontari si è svolto sempre nell’ottica dell’ampliamento delle potenzialità dell’area, riuscendo in pieno nello scopo. Il ripristino ambientale, finanziato con i soldi frutto della coltivazione della cava, ha consentito di realizzare il sito, con un piccolo aiuto fatto di impegno quotidiano, che sta restituendo in questi anni grandi sorprese ed enormi soddisfazioni. Attualmente sono 218 le specie di uccelli che passando in volo si sono accorte di questo bel posto e, una volta apprezzati gli habitat pensati per loro in base ai personalissimi gusti di ognuno, hanno deciso di fermarsi. Per fare un esempio più comprensibile, se a noi piace la pizza andiamo in pizzeria, come se amiamo il gelato andiamo in cremeria e così avviene per le varie specie: c’è chi ama cercare il cibo nel limo, quindi necessita di acqua bassa, chi si gusta piante acquatiche o pesci e pertanto cercherà in acque profonde. In poche parole non è sufficiente scavare una “tampa” piena d’acqua, bensì occorre progettare i vari ambienti, studiarli metro per metro e poi la natura con il tempo completerà l’opera. Dalle 10 specie che popolavano il pioppeto prima dell’Oasi adesso sulla medesima superficie di territorio si è ottenuto un ottimo risultato salendo a 218. Tra i capanni possono passeggiare giovani, famiglie, scolaresche, persone di ogni età, imparando a conoscere e rispettare gli ospiti alati e le numerose specie vegetali presenti in questi splendidi ambienti acquatici.

Per la biodiversità presente, sulla base di quanto previsto dalla direttiva comunitaria Natura 2000, l’Oasi naturalistica è dichiarata Zps (Zona a protezione speciale) per la notevole presenza di uccelli. Qui gli appassionati di fotografia naturalistica e ornitologi possono trovare sette capanni di osservazione e un’altana (torre di osservazione) di 8 metri da cui godersi lo spettacolo. A seconda delle varie stagioni anche gli ospiti alati cambiano in numero e tipo di specie. In questo periodo si assiste al ritorno dei migratori che lasciano il continente africano e tornano qui per riprodursi oppure proseguire poi per il Nord Europa. Sono appena giunti i Cavalieri d’Italia, piccoli trampolieri che amano l’acqua bassa e cercano cibo con il lungo becco sondando il limo e le zone fangose dei bacini. Hanno molto apprezzato le isole galleggianti, predisposte dai volontari, su cui fanno volentieri il nido al riparo dai predatori. Anche la Sterna Comune, detta “  rondine di mare”, o in gergo degli anziani pescatori “gabian de Stùra”, ha fatto la sua apparizione per deporre le prime uova sulle piattaforme coperte di ciottoli. Ognuno trova il suo posto: l’Airone Rosso nel canneto di Fragmites, perché fa il nido al suolo, mentre i cugini Airone Cenerino e l’Airone Guardabuoi preferiscono i salici o gli ontani piantati dai volontari, pensando già al loro futuro arrivo sugli isolotti al centro dei laghi. Sempre dai capanni si assiste alle dispute per i posti disponibili tra Garzette e Nitticore, tutte della stessa famiglia: gli Ardeidi. L’associazione di volontariato “La Madonnina”, che da sempre si occupa dell’area, e oggi ha in gestione il sito dal Comune di Sant’Albano Stura, collabora con il Parco fluviale Gesso Stura, di cui fa parte a pieno titolo l’area ricreata, e si appoggia sugli accompagnatori naturalisti dell’Oasi per creare una giornata ad hoc. Durante l’attività didattica sono messi a disposizione degli studenti materiali per lo studio, come binocoli e cannocchiali. Gli ambienti umidi caratterizzati da superfici allagate sono sempre più rari, soprattutto per le variazioni climatiche caratterizzate da lunghi periodi siccitosi. La riduzione di biodiversità in zone di pianura ha colpito in particolare gli anfibi, forme di vita che si spostano poco e non possono fare a meno dell’acqua per completare il processo riproduttivo. Il progetto del “Nirvana della rana” è nato proprio per garantire a rane, rospi e tritoni la possibilità di riprodursi in acque non contaminate dalla presenza di diserbanti, anticrittogamici, insetticidi che hanno messo la categoria sempre più a rischio. Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano e dal Rotary Club di Cuneo, e ha previsto interventi di “Wildlife management” per ricreare gli habitat adatti a essere gestiti con un basso livello d’acqua, impermeabilità fondale, possibilità di interventi stagionali in inverno, di svuotamento degli stagni per il contenimento della vegetazione acquatica invasiva, gestione dell’eventuale presenza dei pesci che sono anche predatori di anfibi, specie di girini. Tutto ciò per alimentare questo piccolo “paradiso terrestre” rendendolo sempre più ospitale.

 

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