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Giovedì 18 aprile 2024

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La fragilità umana parla alla misericordia del Padre

In “Anna” di Maria Bramardi la storia di una devozione che si confronta con la vita quotidiana

La Guida - La fragilità umana parla alla misericordia del Padre

Più che stringato il titolo del libro di Maria Bramardi gode di quella immediatezza comunicativa che è essenza di una fede popolare di cui il libro stesso è esplicita conferma.
Anna è veramente “madre, nonna, santa”. Laddove i primi due appellativi sono carichi di affetto e di attenzioni profondamente umane, il terzo riconosce alla donna in questione una “posizione” privilegiata nel rapporto di fede. Prima ancora di essere titolo che ne dichiara la particolare relazione col Signore, è indice di una via privilegiata per unire la fragilità umana con la misericordia del Padre.
Più di quella per altri santi, la devozione a Sant’Anna gode di una doppia dimensione, trascendente l’una eppure radicata nella vita quotidiana l’altra. C’è una prospettiva familiare che informa di sé quella divina: lei che “riceve e dona grazia”.
La ricerca si muove su questi due “terreni” con un evidente indirizzo storico. Si impegna a chiarire come nei secoli venga definendosi ed esprimendosi il culto a Sant’Anna. In questa prospettiva l’autrice si interroga dapprima sulla figura di questa donna, di cui neanche i Vangeli riportano informazioni. La fonte primaria sono dunque i Vangeli apocrifi e altri documenti che delineano un’immagine femminile ricca di sensibilità, specie nel rapporto con Gioacchino prima e Maria dopo. Su questa ricostruzione si innesta l’attenzione per l’estendersi della devozione da Oriente fino all’Europa a partire dal secondo millennio.
Lo sguardo si restringe poi alla provincia di Cuneo dove le testimonianze iconografiche fanno risalire la devozione agli inizi del 1300 con le prime testimonianze nelle chiese di Savigliano, Marene, Bernezzo  fino a toccare l’alta Valle Stura con la più antica presenza in terra cuneese, il santuario di Sant’Anna di Vinadio.
Più che a livello territoriale, è interessante l’aspetto iconografico, che viene messo ampiamente in luce dall’autrice. Nelle rappresentazioni di Anna “metterza”, cioè “collocata a fare da terza, dietro Maria che a sua volta sta dietro il figlio in primo piano”, si rende esplicito omaggio al ruolo femminile nella storia della salvezza. Anna non oscura né figlia né nipote, ma il legame parentale la colloca in questa linea salvifica.
Il prevalere nelle rappresentazioni successive di un’Anna madre impegnata nell’educazione della figlia sembra quasi riconoscere il ruolo della donna nella famiglia come maestra, custode di valori. Sul messaggio teologico della Metterza, si afferma una donna che condivide con tutti le gioie (tenero lìabbraccio a Gioacchino), le difficoltà e le responsabilità della famiglia.
Questo è terreno fertile per l’incontro con la fede popolare che ne sottolinea da subito il ruolo di protettrice. Sotto il suo sguardo si pongono numerose attività lavorative, spesso con riferimento alla vita quotidiana (muratori, sarti, lavandaie, merlettaie). Nelle sue mani si pone più in generale tutta la vita sia quando nasce sia quando è in pericolo. In ogni caso sono gli ex voto a essere documento che parla ed esprime con freschezza quel che la teologia razionalizza.

Anna
di Maria Bramardi
Primalpe
20 euro

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