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Sabato 27 aprile 2024

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Finisce a botte e con una pistola il “chiarimento” dopo una litigata

Assolti dall’accusa di tentato omicidio e condannati a quattro anni di reclusione per lesioni aggravate in un bar di Fossano

La Guida - Finisce a botte e con una pistola il “chiarimento” dopo una litigata

Fossano – Assolti dall’accusa di tentato omicidio e condannati a quattro anni di reclusione per lesioni aggravate; è questo l’esito del processo in cui erano imputati A.K. e R.K., rispettivamente padre e figlio, accusati del tentato omicidio di T.G. la sera del 28 novembre del 2015.
I fatti ricostruiti nel processo celebrato al tribunale di Cuneo raccontano di una lite, per una parola di troppo o un insulto, iniziata all’interno del bar Haiti di Fossano tra T.G. e R.K., i quali, usciti in strada, si picchiarono sul marciapiede davanti al locale. I due vennero divisi dai rispettivi amici, ma la faccenda non si chiuse lì: T.G. si diresse alla sala giochi della madre per mettere al sicuro la fidanzata e la coppia che aveva trascorso la serata con loro, e dopo aver ricevuto la telefonata di A.K., padre di R.K., si fece accompagnare dal fidanzato della madre alla propria officina, luogo scelto per ‘chiarire’ quanto avvenuto poco prima davanti al bar. R.K. si presentò all’appuntamento con il padre, il fratello più piccolo e un amico di quest’ultimo.
Stando a quanto dichiarato da T.G., all’appuntamento si sarebbero presentate sei persone che lo picchiarono selvaggiamente tanto da procurargli numerose fratture alle dita di una mano; per salvarsi, il ragazzo prese la pistola che teneva in officina e con questa sparò due colpi che colpirono A.K. ad un’anca e R.K. alla caviglia, restando vittima lui stesso di un colpo d’arma da fuoco che lo ferì di striscio ad una guancia. Per le ferite causate T.G. patteggiò una pena di 2 anni e 8 mesi e si è costituito parte civile al processo che vedeva come imputati di tentato omicidio R.K e A.K. Di segno opposto la versione dei fatti offerta dai due imputati, i quali hanno riferito che appena arrivati all’officina T.G. avrebbe fatto fuoco ferendo A.K. all’anca. Il figlio ha raccontato di essersi lanciato addosso a T.G. e i due si sarebbero picchiati e quando R.K si accorse che l’altro gli puntava contro la pistola si allontanò venendo ferito alla caviglia. Nessuno ha saputo spiegare come T.G. venne ferito alla guancia e la seconda arma non venne mai trovata. Nella requisitoria finale l’accusa ha distinto le posizioni dei due imputati, ritenendo A.K. responsabile solo delle lesioni e chiedendo per lui la condanna a 1 anno, mentre ha chiesto che R.K. venisse ritenuto responsabile delle lesioni e del tentato omicidio, chiedendo la condanna a 5 di reclusione. Per le difese invece erano troppi i punti non chiari dell’intera vicenda, troppe le contraddizioni emerse nel racconto della parte offesa e per questo hanno chiesto l’assoluzione di padre e figlio. I giudici del collegio hanno ritenuto responsabili i due imputati delle lesioni ma non del tentato omicidio e li hanno condannati entrambi alla pena di  anni di reclusione.

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