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Venerdì 29 marzo 2024

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Sindacati: “Non si può continuare a morire di lavoro nel 2021”

La manifestazione di Cgil, Cisl e Uil e l'incontro in Prefettura per ribadire l'urgenza di interventi concreti contro le morti bianche

La Guida - Sindacati: “Non si può continuare a morire di lavoro nel 2021”

Cuneo – Anche nel capoluogo della Granda i sindacati confederali scendono in piazza per dire no alle morti bianche, “Fermiamo la strage nei luoghi di lavoro”: rappresentanti delle tre organizzazioni (Cgil, Cisl e Uil) si sono dati appuntamento dalle 11 di oggi (martedì 25 maggio) fronte al palazzo della Prefettura e poi i segretari provinciali hanno incontrato il Prefetto per consegnare un documento dedicato al problema degli incidenti mortali sul lavoro. “Non si può continuare a morire di lavoro nel 2021, anche in questa provincia dove questi fatti si concentrano in agricoltura e in edilizia e dove l’importante è ‘fare’. Prima vengono le persone e le loro tutele”, ha ribadito nel suo intervento il segretario provinciale Cgil Davide Masera, che ha ricordato anche l’ipotesi di una “patente a punti” per le imprese che garantiscono più sicurezza, oltre al ruolo dei controlli.
Un momento per ribadire che in un Paese “normale” non si possono sopportare numeri come quelli delle vittime sul lavoro: 185 morti in Italia al 31 marzo scorso (19 in più del primo trimestre 2020), di cui 13 in Piemonte e tre in provincia di Cuneo. Un trend che non si è interrotto e che è tornato in primo piano con la morte della giovane operaia a Prato, nelle scorse settimane, ma su cui la presa di coscienza e l’operatività non sono affatto sufficienti, secondo i sindacati: da parte loro viene sottolineato che si tratta di “un’emergenza non casuale ma in costante aumento”, con “la drammaticità di un fenomeno che va avanti da troppo tempo, rispetto al quale rimangono inascoltate le proteste delle lavoratrici e dei lavoratori, i ripetuti appelli e le richieste del sindacato al governo”. E tra queste ultime ci sono anche quelle di non allentare le tutele in nome della “semplificazione”, per ribadire che non può esserci vero sviluppo senza piena sicurezza.

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