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Venerdì 19 aprile 2024

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Botte per un telefonino e un orecchino, giovane a processo

La rapina avvenne quattro anni fa a Borgo San Dalmazzo, vittima un ragazzo di 19 anni

La Guida - Botte per un telefonino e un orecchino, giovane a processo

Borgo San Dalmazzo – Per rubargli il telefono lo presero a pugni e quando A. B. giovane borgarino, provò a inseguirli per farselo restituire lo picchiarono ancora, arrivando a strappargli un orecchino dal lobo dell’orecchio e la catenina dal collo. Presunti autori di questa violenta rapina due ragazzi di Borgo San Dalmazzo, ma solo, B. A., poco più che maggiorenne, è ora a giudizio al tribunale di Cuneo con l’accusa di rapina, perché l’altro ragazzo era minorenne e del suo processo si è occupato il tribunale dei minori di Torino.
I fatti risalgono alla sera del 17 maggio 2017 quando la vittima della rapina era al parco giochi di via Gramsci a Borgo San Dalmazzo in attesa di un amico con cui doveva trascorrere la serata a Cuneo. “Ero seduto – ha raccontato in aula il ragazzo che all’epoca aveva 19 anni – su un’altalena e leggevo messaggi sul telefono quando arrivarono questi due ragazzi”.
Quello più giovane si avvicinò e gli rivolse qualche domanda generica: “Mi chiese come mi chiamavo, che cosa ci facevo lì, poi si allontanò per poi tornare con l’amico più grande”. In quel momento il telefono squillò e la vittima dell’aggressione iniziò a parlare con l’amico con cui doveva vedersi: “Ci stavamo mettendo d’accordo quando quello più grande dei due mi diede un pugno sulla guancia. Il telefono cadde e quello più piccolo lo raccolse e lo mise in tasca. Io ero a terra per prendere gli occhiali che mi erano caduti e per recuperare il telefono e ricevetti un altro pugno”.
L’amico era ancora al telefono e ascoltò in diretta la rapina: “Prima ho sentito delle voci – ha detto in aula il testimone – insieme a quella di A. B., poi un rumore, come se il telefono fosse caduto e A. B. che diceva ‘Che stai facendo? Cosa fai?’ e poi non sentii più niente. Provai a richiamare ma nessuno rispose”. Inseguendoli nel tentativo di recuperare il telefono, il ragazzo rimediò altre botte, gli venne strappato l’orecchino dal lobo e la catenina dal collo, oltre all’orologio dal polso.
“Ad un certo punto quello più grande mi minacciò, mise la mano nei pantaloni e disse che se non me ne fossi andato avrebbe tirato fuori la pistola”. Proprio all’uscita del parco passavano due ragazze e A.B. le fermò chiedendo se poteva usare il loro telefono per fare una chiamata dato che era appena stato rapinato.
“Perdeva sangue da un labbro e dal lobo dell’orecchio – ha riferito una delle due ragazze -, ci indicò i due ragazzi che si stavano allontanando. Quelli si voltarono indietro ci videro e iniziarono a fuggire di corsa”.
Dopo la denuncia ai Carabinieri e il riconoscimento fotografico dei suoi due aggressori, A. B. fu avvicinato dalla sorella di B. A.: “Ero in un bar a Cuneo e lei si avvicinò per chiedermi scusa a nome di suo fratello e di tutta la famiglia”. Non era la prima denuncia a carico di B. A. che in passato era stato segnalato per reati contro il patrimonio, per aggressioni e per stupefacenti. Conclusa l’istruttoria, il processo è stato rinviato al 26 maggio per la discussione e per la sentenza.

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