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Venerdì 19 aprile 2024

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Ritorno a scuola, lettera alla Regione da associazioni e famiglie

Anche sui trasporti "è ora il tempo di mostrare concretamente che la scuola è il bene più prezioso del nostro Paese, perché è il suo futuro"

La Guida - Ritorno a scuola, lettera alla Regione da associazioni e famiglie

Cuneo – “La scuola tenta di ripartire ma tutto sembra franare”: è questo il tono della lettera aperta alla Regione da parte di associazioni del territorio (Consulta delle famiglie del Comune di Fossano, Forum famiglie Cuneo, Genitori e cittadini di Vinovo, Priorità alla Scuola Piemonte, Scuole in Presenza Chieri, Scuole Aperte Cuneo e provincia e Tavola rotonda Alba). La missiva è stata inviata ieri (sabato 24 aprile) al presidente della Regione Alberto Cirio, all’assessore regionale all’istruzione Elena Chiorino, al direttore dell’Ufficio scolastico regionale Fabrizio Manca, all’assessore regionale alle politiche della famiglia Chiara Caucino, all’assessore regionale ai trasporti Marco Gabusi, al presidente dell’Agenzia della mobilità piemontese Licia Nigrogno e all’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi.
Al centro delle richieste, un effettivo rientro a scuola per tutti i ragazzi, a tutela della didattica e delle famiglie, mentre al momento prevalgono “incredulità, delusione, rabbia”.
“Da tempo ci sentiamo ripetere che la scuola sarebbe stata la prima a ritornare a pieno regime: era legittimo attendersi che la presenza in classe per tutti non fosse solo una promessa ma anche una certezza. L’annuncio del governo che nelle zone gialle ed arancioni dal 26 aprile si sarebbe ritornati in aula al 100% anche alle superiori, aveva ridato sollievo a famiglie e studenti, seppure le incertezze dettate da tanti temi irrisolti lasciavano dubbi rivelatisi poi reali. Le speranze sono rimase frustrate dalla disarmante confessione delle autorità regionali di totale inerzia sul fronte della riorganizzazione della rete trasportistica correlata alla scuola e degli stessi Presidi che hanno affermato non possibile il rientro al 100% senza mettere a rischio la sicurezza.
Incredulità, delusione, rabbia hanno suscitato le dichiarazioni ascoltate nei giorni scorsi. E sollevano numerose domande che ora chiedono risposte.
Perché i tavoli di coordinamento scuole/trasporti si sono rivelati impotenti? Sono insufficienti le risorse? Si sono messe in campo tutte le competenze e i mezzi disponibili sul territorio perché sia su ferrovia che su strada si potesse garantire una risposta adeguata? Manca la collaborazione fra i vari attori? È un problema di burocrazia? Ci si attendeva che le scuole riaprissero solo a pandemia sconfitta? Non si è pensato a un piano B da attuare in una situazione pandemica ancora problematica?
Da parte dei Presidi si continua a lamentare la carenza di spazi, ma già dall’estate scorsa si parla di spasmodica ricerca di soluzioni e anche di messa a disposizione di locali e immobili pubblici e privati: cosa ha ostacolato questa lodevole operazione?
Visto che è sufficiente un contagio, quasi sicuramente originatosi al di fuori degli ambienti scolastici, per lasciare a casa un’intera classe, e quindi vanificare gli sforzi per la riapertura, perché non si è pensato a un protocollo che tracci meglio eventuali positivi in una classe e blocchi meno persone?
Come cittadini chiediamo trasparenza e soluzioni, perché a 14 mesi dall’inizio della pandemia non si comprende e non è più giustificabile la motivazione della mancanza di tempo per organizzarsi e ci si domanda quale collaborazione e operatività abbiano effettivamente saputo mettere in campo i tavoli tecnici allestiti, per garantire anche in tempi difficili una nuova normalità proiettata verso il domani.
Come famiglie guardiamo anche al prossimo futuro con apprensione: quale ricaduta effettiva avranno le promesse sentite di uno sforzo ulteriore per avere cura durante l’estate di bambini e ragazzi, i più penalizzati dalla pandemia; che ne sarà dei questi servizi per l’infanzia e l’adolescenza evocati? Chi ci garantisce che a settembre non si tornino ad accampare giustificazioni, ormai non più ammissibili, su classi pollaio, mancanza di insegnanti e di strutture adeguate?
Come movimenti del territorio, ognuna espressione di realtà sociali diverse ma ugualmente coinvolte nel mondo della scuola, chiediamo possibilità di dialogo e collaborazione con le amministrazioni regionali, provinciali e comunali e con gli attori che compongono la galassia scuola. Siamo disponibili a confrontarci o in presenza o attraverso strumenti on line.
Perché non si dica più ‘non c’è tempo’. È ora il tempo di mostrare concretamente che la scuola è il bene più prezioso del nostro Paese, perché è il suo futuro”.

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