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Venerdì 26 aprile 2024

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Gelate, si teme un dimezzamento produttivo e si chiede lo stato di calamità

Dopo due nottate difficili per l'agricoltura subalpina, la richiesta di interventi. A rischio soprattutto kiwi, pesche e albicocche, ma anche mele e vite

La Guida - Gelate, si teme un dimezzamento produttivo e si chiede lo stato di calamità

Cuneo – Il calo delle temperature registrato nella notte rischia di causare gravi danni all’agricoltura piemontese, in particolare nel cuneese: nella giornata di oggi (giovedì 8 aprile) si alzano forti le richieste di interventi per frutteti e campi. Dalla Cia regionale, come anche da Coldiretti, giunge la richiesta di veder riconosciuto lo stato di calamità regionale: “Le gelate diffuse che hanno investito il Piemonte hanno provocato danni enormi – afferma il presidente regionale Cia Gabriele Carenini – a coltivazioni di frutta, vitigni, noccioli e colture cerealicole. Interi raccolti sono andati distrutti. Ai danni già consistenti provocati da un anno di pandemia, si aggiungono quelli del maltempo. I nostri agricoltori, già in ginocchio, rischiano di perdere tutto il lavoro dell’anno. Chiederemo alla Regione il riconoscimento dello stato di calamità naturale”.
Di perdite superiori al 50%, soprattutto nell’areale frutticolo del saluzzese, parla Confagricoltura Cuneo, con il neo presidente nazionale del settore frutticoltura Michele Ponso: “Il problema è stato causato dalla durata delle gelate (diverse ore per nottata), oltre che dalla loro intensità, fattori che abbinati insieme hanno provocato seri danni su albicocche, pesche, nettarine e susine stimabili in perdite dal 50 al 70%. Gli impianti non dotati di sistemi di difesa attiva (ventoloni e antibrina ad acqua, come nella foto) vedranno in buona parte compromessi i prossimi raccolti”.
“È ovviamente presto per fare bilanci precisi sui contraccolpi – aggiunge Claudio Sacchetto, presidente della sezione frutticola di Confagricoltura Cuneo – però dopo queste due nottate, soprattutto per quanto riguarda le drupacee, si raccoglierà nulla o molto poco, specie nelle fasce più basse dei frutteti. Sulle mele il danno potrebbe essere più contenuto. I sistemi di difesa hanno funzionato bene, ma non in misura sufficiente per coprire tutti gli ettari di frutteto della Granda, e quindi ridurre a zero i danni che purtroppo restano molto seri. Molte aziende del comparto, inoltre, da qualche tempo hanno deciso di non assicurarsi più a causa dei costi insostenibili delle polizze e dei continui ritardi a vedersi riconosciuti i contributi spettanti. Sono scelte imprenditoriali, ma anni di malfunzionamento del sistema sicuramente non stanno giocando a favore di forme di difesa, che in queste situazioni potrebbe mitigare i danni”.
Di percentuali ancora più gravi riferisce Coldiretti Piemonte: “Perdite fino al 100% per kiwi e albicocche, per pesche e ciliegie il danno produttivo si aggira intorno al 90% e per pero e melo sul 70-80%. La pesante gelata registrata da nord a sud del Piemonte che ha colpito soprattutto le piante da frutto, ma non ha risparmiato le orticole e la vite. Nel cuneese, nella zona di Alba ci sono perdite fino al 50% sul Nebbiolo e nel resto del territorio della provincia le colture più colpite sono la frutta nel saluzzese con pesche, susine, albicocche e kiwi danneggiati, ma anche melo e piccoli frutti e anche quella a guscio come noci e nocciole, oltre ai danni su erba medica e loietto il cui primo taglio potrebbe essere a rischio. Nel saviglianese a risentire delle basse temperature le orticole fuori serra”.
“Una situazione che andrà definirsi meglio, a livello di quantificazione dei danni, nelle prossime ore, ma che sicuramente rischia di creare, alla partenza della nuova stagione, ingenti difficoltà – fanno notare Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. I nostri tecnici sono al lavoro per monitorare la situazione e realizzare la stima dei danni, certo questo è l’esito sempre più evidente dei cambiamenti climatici. A fronte di questa situazione, chiediamo alla Regione di attivare lo stato di calamità naturale”.

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