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Venerdì 29 marzo 2024

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L’addio a Fernanda Serafini, partigiana cuneese

Aveva 97 anni, era stata partigiana nelle Sap, operando come staffetta: il suo ultimo incarico fu quello di portare a Cuneo l’ordine ufficiale dell’insurrezione

La Guida - L’addio a Fernanda Serafini, partigiana cuneese

Cuneo – È morta ieri, mercoledì 31 marzo, Fernanda Serafini, 97 anni, partigiana cuneese delle SAP (Squadre d’Azione Patriottica). Nata a Casotto (Vicenza) nel dicembre del 1923, aveva aderito al PCI nella primavera del ’41, dopo aver incontrato Giuseppe Biancani.

“Pian piano – ricorda in una nota l’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo – attorno a Biancani e Serafini cresce un gruppo di giovani comunisti che si mobilita diffondendo stampa clandestina e facendo propaganda. L’11 settembre del ‘43, a casa di Giuseppe e Maria Aimo al n. 11 di Via Meucci, con Giovanni e Spartaco Barale, Carlo Bava e Ugo Traversa, decidono di avviare il movimento di resistenza armata per parte comunista. Nei mesi successivi Fernanda opera attivamente come staffetta tra Torino e Cuneo, recapitando pacchi di volantini e comunicati di servizio. Il 22 luglio del ’44 sfugge per un soffio all’arresto, ma nonostante i rischi che corre non si allontana dalla città e continua nella sua militanza.

Viene però scoperta e prelevata in casa il 12 settembre di quello stesso anno. I fratelli Ferrari, della V Brigata nera “Lidonnici” la conducono nei locali delle scuole elementari di via XX Settembre, luogo di detenzione per molti antifascisti cuneesi tra cui il Geom. Costanzo Ferrua, scomparso pochi giorni fa, dove viene interrogata da Paolo Pocar e dal “Comandante” Franchi. La sua pratica finisce nelle mani della SD, il servizio di sicurezza della Gestapo con sede nella famigerata Villa Quaglia di via Alessandro Volta, e rischia di venire deportata in Germania. Viene trasferita nelle carceri di Via Leutrum e liberata il 17 novembre con foglio di via obbligatorio e l’ingiunzione di raggiungere il padre a Gravedona, nel Comasco.

Fernanda lascia allora la città, ma non rispetta l’ingiunzione e si trasferisce a Torino, dove riprende i contatti con alcuni esponenti del partigianato locale. Avrebbe dovuto aggregarsi alle formazioni della Val d’Ossola, ma nella primavera del ’45 entra in contatto con la moglie di Dante Livio Bianco, Pinella, che dirige un gruppo di staffette GL. Il suo ultimo incarico è quello di portare a Cuneo l’ordine ufficiale dell’insurrezione. Parte da Torino in bicicletta la mattina del 26 aprile, e arriva in Città per partecipare alla battaglia della liberazione”.

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