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Giovedì 28 marzo 2024

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Lite degenerata in sparatoria a Fossano, due imputati per tentato omicidio

Lo scontro in un locale, poi le botte nell'autofficina, spunta una pistola: accuse reciproche tra le persone coinvolte

La Guida - Lite degenerata in sparatoria a Fossano, due imputati per tentato omicidio

Fossano – Una banale lite scoppiata all’interno del locale Haiti di Fossano che degenerò in una sparatoria, con tre persone ferite e due imputati di tentato omicidio. Una delle tre persone ferite è T. G., parte offesa in questo processo, giovane fossanese proprietario di un’officina che la sera del 28 novembre 2015 era andato al bar Haiti insieme alla fidanzata e un’altra coppia di amici. Mentre pagava alla cassa avvenne l’incontro con R. K., giovane di origine albanese cresciuto a Fossano, che era nel locale per festeggiare i proprio compleanno. I due si conoscevano così come i loro genitori, amici di vecchia data. Il loro incontro quella sera non fu però amichevole: forse una parola di troppo, gli animi si scaldarono e i due vennero alle mani. Divisi una prima volta dall’intervento degli amici, fuori del locale ricominciarono a picchiarsi. Gli amici riuscirono a fermarli e sembrava che la storia fosse finita lì, ma T. G. recatosi alla sala giochi della madre caricò in auto un amico e si recò alla propria officina perché nel frattempo aveva ricevuto una telefonata da A. K., padre di R. K. che lo invitava a vedersi per chiarire l’accaduto. Secondo la testimonianza di T. G. all’appuntamento padre e figlio si sarebbero presentati con altre quattro persone e lo avrebbero pestato di botte, procurandogli numerose fratture a una mano. Nel tentativo di difendersi lui avrebbe preso la pistola e avrebbe esploso alcuni colpi; uno raggiunse A. K. alla gamba, un altro rimbalzato a terra ferì R. K. a una caviglia. Per questo reato il giovane ha patteggiato una pena di 2 anni e 8 mesi. Il ragazzo poi cercò di fuggire con l’auto ma venne raggiunto da un colpo di pistola alla guancia. Diversa la testimonianza resa in aula dal fratello minore di R. K. e da un amico che era con loro quella sera. “All’appuntamento andammo in quattro – ha dichiarato K. K., fratello e figlio degli imputati – e non eravamo armati. Appena arrivati T. G. è sceso dall’auto e ha esploso dei colpi di pistola, io ero alla guida e mi sono accovacciato sul sedile. Mio padre e mio fratello erano scesi, quando siamo andati via mio padre aveva dolore alla gamba”. Una ricostruzione che non spiega il ferimento alla guancia subita da T. G., così come non si spiega come mai quest’ultimo, dolorante alla mano e ferito al volto, tornò alla sala giochi e prima ancora di chiamare i soccorsi, si preoccupò subito di nascondere il videoregistratore collegato alle videocamere di sorveglianza del locale della madre. Resta ancora da ascoltare un teste della difesa e poi le dichiarazioni degli imputati prima di concludere il processo che è stato rinviato al 24 marzo.

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