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Venerdì 26 aprile 2024

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Ambientalisti contro sindaci e Regione: “Stop ai roghi di residui vegetali”

Dura presa di posizione di Pro Natura, Legambiente e Isde contro le deroghe dei Comuni al termine (da legge regionale) del 1° novembre. Polveri sottili chiamate in causa anche per il Covid

La Guida - Ambientalisti contro sindaci e Regione: “Stop ai roghi di residui vegetali”

Cuneo – Le associazioni ambientaliste del cuneese chiedono, con una lettera aperta a Regione ed enti locali, lo stop alle deroghe di abbruciamenti di residui vegetali, nelle aree boschive e non solo. Nella nota diffusa dai referenti di tre realtà (Domenico Sanino, presidente Pro Natura Cuneo; Bruno Piacenza, presidente Legambiente Cuneo; Mario Frusi, presidente Isde Cuneo, associazione medici per l’ambiente) viene sottolineata con forza l’importanza di imporre il rispetto dello stop dal 1° novembre, senza ulteriori proroghe (che i Comuni possono concedere), anche per un eventuale collegamento con la diffusione del Covid 19, per l’incremento di polveri sottili nell’aria.
Ecco il testo della presa di posizione degli ambientalisti cuneesi (in seguito alla quale, non è difficile prevederlo, giungeranno reazioni di segno opposto da chi rappresenta il mondo agricolo e montano, per quanto riguarda le coltivazioni – soprattutto i castagneti – e le diverse pratiche forestali e agrosilvopastorali).
“In piena emergenza Covid sono moltissime le ordinanze  emanate dai Comuni atte a permettere gli abbruciamenti di materiale vegetale, in deroga al divieto stabilito dalle norme in tema di inquinamento atmosferico, nel periodo 1 novembre-31 marzo; tale deroga è consentita dalla Regione Piemonte, con legge emanata il 18 febbraio 2020, per un massimo di 30 gg anche non continuativi per i Comuni montani e 15 gg anche non continuativi per le aree di pianura.
Le ordinanze già emanate consentono deroghe a partire dal 1 novembre, in ragione anche del termine della stagione di raccolta castagne.
È risaputo, come emerso da studi scientifici pubblicati anche durante la prima fase di emergenza Covid a inizio 2020, che gli inquinanti prodotti dai processi di combustione e in particolare le polveri sottili rappresentano un fattore aggravante la diffusione del virus, oltre ad abbassare le difese immunitarie; buone norme di prevenzione dovrebbero quindi suggerire di limitare al massimo la produzione di questi inquinanti, tanto più se emessi a seguito di operazioni insensate quali gli abbruciamenti delle biomasse (fonte significativa di emissioni inquinanti), così come condotti attualmente.
Si tratta spesso di totale eliminazione di foglie e residui del sottobosco che hanno una funzione ecologica importantissima per la salute e la fertilità del suolo e la biodiversità, oggi sempre più minacciata. Non è giustificabile, né risponde a verità, condurre in questo modo la cosiddetta “pulizia” dei boschi, sostenendo che “si è sempre fatto così”. Detti interventi sono oggi facilitati e portati al massimo della capacità di eliminazione grazie all’uso di mezzi meccanici quali i soffiatori/aspiratori di foglie e la successiva totale combustione. Operazioni molto dannose per il mantenimento a medio-lungo periodo della fertilità dei boschi e per la salute, a causa dell’inquinamento atmosferico che si produce.
I sindaci dovrebbero essere ben consapevoli di questo, in quanto massima autorità sanitaria locale; le ordinanze vanno invece nella direzione opposta alla tutela della salute pubblica, a maggior ragione in un momento delicato e grave come quello attuale.
In questo particolare contesto è altrettanto grave che l’ente Regione non intervenga a bloccare ed eliminare queste deroghe; tale prerogativa è peraltro concessa anche ai sindaci, ai sensi dei limiti posti dal decreto legislativo 152/2006 all’art 182, che prevede la possibilità di sospendere, differire o vietare l’abbruciamento delle sterpaglie in tutti i casi in cui sussistano condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli, con particolare riferimento al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili. Ricordiamo che in questo periodo ricorrono proprio tali condizioni”.
In conclusione, le associazioni ambientaliste cuneesi chiamano in causa anche le istituzioni comunitarie: “Proprio in questi giorni è arrivata la notizia che l’Italia è di nuovo nel mirino della Commissione europea per la cattiva qualità dell’aria, con riferimento alle emissioni di particolato PM 2,5, dopo le procedure già avviate contro il nostro Paese per il PM 10 e gli ossidi di azoto. La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia, che ora ha due mesi di tempo per rimediare alle carenze individuate dalla Commissione stessa. In caso di inadempienza, la Commissione avvierà la procedura di infrazione. Pro Natura, Legambiente e Isde hanno chiesto a tutti gli organi competenti di intervenire, a maggior ragione anche a seguito di questa decisione della Commissione Ue, per bloccare le ordinanze di deroga agli abbruciamenti”.

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