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Venerdì 29 marzo 2024

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Sì ai funerali, no alle Messe, dura reazione dei Vescovi italiani

"Non possiamo accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto"

La Guida - Sì ai funerali, no alle Messe, dura reazione dei Vescovi italiani

Roma – Dal 4 maggio potranno essere nuovamente celebrati i funerali ma solo alla presenza degli stretti familiari (parenti di primo o secondo grado) e in un numero non superiore alle 15 persone. E’ quanto previsto dal nuovo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri presentato questa sera. Per le cerimonie funebri è raccomandata la celebrazione all’aperto, con partecipanti a distanza di sicurezza e dotati di mascherina. Rimangono invece vietate le altre funzioni religiose. Nessuna notizia ufficiale invece per quanto riguarda la possibile riapertura dei cimiteri.
“Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”. Le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio – si legge nella nota della Conferenza Episcopale Italiana diffusa al termine della conferenza stampa di presentazione del nuovo Decreto -. Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale”.
Dicono i Vescovi italiani: “Ora dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo. Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia. Non possiamo accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”.

 

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