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Omicidio di Entracque, i Pm chiedono 12 anni di carcere

Martedì 21 gennaio parleranno le difese dei due imputati S.G. e O A.. La sentenza è attesa per il 31 gennaio.

La Guida - Omicidio di Entracque, i Pm chiedono 12 anni di carcere

Cuneo – Secondo l’accusa non c’è dubbio, S.G. e O A. sono colpevoli dell’omicidio preterintenzionale di Angelo Giordana avvenuto nella borgata di Tetti dietro Colletto di Entracque il 17 gennaio del 2017, perchè i rapporti con l’anziano agricoltore e apicoltore erano diventati impossibili. Questa mattina davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Cuneo, dopo aver ricostruito la dinamica dell’evento che ha portato alla morte dell’uomo, i pubblici ministeri Carla Longo e Chiara Canepa hanno chiesto la condanna dei due imputati a 12 anni di carcere.

Secondo la ricostruzione dell’accusa i due uomini erano i soli ad avere il movente, l’occasione e anche la forza per colpire il Giordana. Martedì 17 gennaio successivamente alle 14.23, ora dell’ultima telefonata del Giordana, lo avrebbero colpito fuori casa e poi trascinato all’interno della stanza dove venne poi ritrovato morto. Lui era semincosciente e sanguinante, non in grado di accendere la stufa e morì assiderato, colpito anche da un evento ischemico cardiaco. Solo in secondo momento i due sarebbero tornati sul luogo del delitto per spogliare il cadavere e mettere a soqquadro l’interno di quella stanza in modo da camuffare gli indizi. Secondo la ricostruzione dell’accusa forse speravano che qualcuno scoprisse il corpo, ma così non è stato e allora il venerdì sera avrebbero messo in piedi la scena dell’intervento a casa del Giordana perchè preoccupati del fatto che non lo vedevano in giro da alcuni giorni.

La dottoressa Longo ha illustrato la scena del delitto ricostruendo come il Giordana sarebbe morto in seguito ai colpi ricevuti alla testa e sul corpo. Quelle ecchimosi non potevano essere state prodotte da una caduta perchè alcune lesioni, come quelle sugli avambracci, erano tipiche di una persona che si difende. Tante erano le tracce di sangue sgocciolato, anche in cima alle scale che portano al fienile, una presenza giudicata incompatibile con una caduta.

La dotteressa Canepa invece ha incentrato la sua requisitoria sul perchè non potevano che essere S.G. e O.A. i due responsabili delle botte in seguito alle quali, incapace di muoversi e chiamare aiuto, il Giordana morì assiderato. Il pubblico ministero ha sottolineato le numerse contraddizioni e cambi di versione dei due imputati nel ricostruire gli eventi di quei giorni. Ha ribadito i pessimi rapporti che c’erano tra i due, tanto che il Giordana aveva intenzione di far installare delle telecamere per poter dimostrare che era S.G. il responsabile dei tanti dispetti che subiva. Ma secondo l’accusa i due avrebbero commeso alcuni errori, come chiudere il rubinetto della fontana nel cortile, un gesto che il Giordana non avrebbe fatto per il rischio di gelare i tubi, o aver sfilato i vestiti all’uomo lasciandoli poi rivoltati. Altro errore sarebbe stato quello di spostare oggetti molto pesanti nella stanza, un gesto che difficilmente un uomo indebolito avrebbe potuto compiere. Errori che secondo l’accusa dimostrano la colpevolezza dei due imputati e quindi la richiesta di condanna.

Sono poi intervenuti gli avvocati delle parti civili Alessandro Bruno per il fratello del Giordana e sua moglie, con una richiesta di risarcimento giustificata dal forte  danno morale patito dal fratello in qualità di parente e di erede. Per Giacomo Giordana un risarimento di 163mila euro e per la moglie Bruna di 60mila euro. Stessa somma, 60milla euro, è stata chiesta a titolo di risarcimento dall’avvocato Gabriella Chiapella per le due nipoti Nicoletta e Giulia. Martedì 21 gennaio parleranno le difese dei due imputati. La sentenza è attesa per il 31 gennaio.

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