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Mercoledì 24 aprile 2024

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Condannata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

Una giovane donna nigeriana aveva fatto prostituire due connazionali e aveva anche organizzato il loro viaggio verso l'Italia

La Guida - Condannata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

Cuneo – Dopo aver patteggiato una condanna a quattro anni di reclusione per sfruttamento della prostituzione, il Tribunale di Cuneo oggi (mercoledì 8 gennaio) ha riconosciuto la giovane donna nigeriana N. I, colpevole anche del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’ha condannata a due anni e sei mesi di reclusione. La vicenda è quella nota alle cronache cuneesi del 2016, quel condominio di via Basse San Sebastiano, noto come “condominio dell’amore”, dove in realtà venivano fatte prostituire giovani ragazze nigeriane, fatte arrivare appositamente dall’Africa. L’indagine era partita in seguito al ricovero, il 5 agosto di quell’anno, di una di queste ragazze a cui erano state somministrate pasticche per indurre l’aborto. La giovane era da poco arrivata in Italia su uno dei tanti gommoni che attraversano il Mediterraneo ogni giorno. Era stata trasferita al centro di accoglienza di Savona e da qui le era stata organizzata la fuga insieme a un’amica con cui aveva fatto quel terribile viaggio fin da Benin City, passando per le prigioni libiche prima di arrivare in Italia. A Cuneo le ragazze dormivano a casa di N. I. e si prostituivano in via Basse San Sebastiano. Sapevano che dovevano farlo per poter restituire i 30.000 euro che erano stati pagati per il loro viaggio.
Da quanto emerso dalle indagini e dall’istruttoria, però, N. I. non le aveva solamente ospitate e fatte prostituire in quel condominio: aveva anche partecipato (insieme ad altre persone, rimaste ignote) all’organizzazione di quel viaggio. Mentre erano ancora in Nigeria, le ragazze avevano avuto contatti telefonici con la donna che chiedeva loro di scattarsi delle foto per rendersi riconoscibili al momento dell’arrivo in Italia. Le due ragazze testimoni al processo hanno dichiarato di essersi conosciute proprio in occasione di quel viaggio organizzato per portarle in Italia a prostituirsi.
L’imputata ha dichiarato in aula di essere solo colpevole di averle ospitate in casa sua a Cuneo; per lei il difensore ha chiesto l’assoluzione e in subordine il vincolo della continuazione con il reato di sfruttamento, mentre l’accusa aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione. Una richiesta accolta dal collegio giudicante ma ridotta a due anni e sei mesi di reclusione.

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