Cuneo – “Parlava poco mio nonno paterno Fiorino: per me era l’esempio di uomo cortese, riservato, buono; ne ero affascinato. Esile e sorridente, spesso, mentre era al lavoro nei campi, alzava gli occhi al cielo e implorava il Creato affinché ci mandasse il giusto vento, il giusto freddo, il giusto sole, la giusta pioggia. Incominciarono forse allora le mie prime riflessioni sul grande tema dell’umanità, il giusto equilibrio tra profitto e dono”. A parlare così è Brunello Cucinelli nel libro “Il sogno di Solomeo” (Feltrinelli, 2018), dove racconta la sua visione del mondo: un capitalismo illuminato, umanistico, che si pone l’imperativo di trattare le persone sempre come fini e mai solo come mezzi, alla maniera di Kant, autore da lui conosciuto non a scuola ma al bar, diventato però un riferimento per il futuro re mondiale del cashmere. Così, in un nuovo mecenatismo che sente il dovere di prendersi la responsabilità della bellezza del mondo, arriva il restauro del borgo dove ha sede la sua azienda, Solone (Perugia), e il Nostro ha creato una sorta di piccola utopia gentile, in cui non poteva mancare, tra l’altro, un teatro, che ha coprodotto lo stupendo “Maestro e Margherita”, visto anche al Toselli a gennaio. Cucinelli è stato a Cuneo il 29 marzo, in un affollato incontro al Cinema Monviso, organizzato da Scrittorincittà e “L’orto delle Arti”. Tra citazioni di Marc’Aurelio, Rousseau, Confucio, San Benedetto, Dostoevskij e Florenskij, in mezzo a ricordi familiari e personali, spesso spassosi, o aneddoti sull’amico Jeff Bezos, ha tessuto un elogio della giusta misura e del garbo, dell’educazione e dell’arte dell’ascolto. Rammaricandosi che, in un’epoca di enormi opportunità, il “mal dell’anima” sia così diffuso e gli ansiolitici sostituiscano la risata e lo scherzo, ha auspicato che possiamo tornare a stupirci di fronte al cielo stellato, come diceva il suo amato Kant. Non sarà stata una “lectio”, ma “magistralis” sicuramente sì.