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Sabato 20 aprile 2024

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Visto con voi: “La Traviata” e Ute Lemper

La diretta da Londra del capolavoro verdiano al Cinema Don Bosco e le “Canzoni per l’eternità” della cantante tedesca al Toselli

La Guida - Visto con voi: “La Traviata” e Ute Lemper

Cuneo – Nel giro di poco più di 48 ore gli appassionati cuneesi di bella musica e di belle voci hanno avuto per ben due volte molto pane per i loro denti. Si è cominciato mercoledì 30 gennaio, al Cinema Don Bosco, dove è stata proiettata in diretta dal Covent Garden di Londra una straordinaria “Traviata”. Se il capolavoro di Giuseppe Verdi è già di per sé fonte di interesse (non a caso è l’opera più rappresentata al mondo), quest’allestimento era davvero strepitoso, tanto da far dimenticare il passo falso fatto dalla Royal Opera House (ROH) in occasione del precedente appuntamento della sua “Live Cinema Season”: l’inguardabile “Dama di picche” del 22 gennaio (di cui si è parlato diffusamente nella versione cartacea di questa rubrica).
La produzione di questa bellissima “Traviata” non è nuova: debuttò, infatti, nel 1994, frutto della collaborazione tra il compianto direttore d’orchestra Georg Solti, il regista Richard Eyre e lo scenografo Bob Crowley, ma non appare affatto datata o superata. La sala rotonda e tutto sommato chiusa del primo atto, la casa di campagna semi-arredata del secondo e la camera da letto quasi vuota del terzo posseggono ancor oggi una forza visiva notevolissima. In questa ripresa, sul podio c’era un torinese, al suo debutto alla ROH: il bravo (ed elegantissimo) Antonello Manacorda, che tra l’altro potete ammirare – grazie alla app di Arte – mentre dirige l’orchestra nel recente e ultravisionario “Flauto magico” brussellese di Romeo Castellucci.
A rendere il tutto memorabile era però il trio degli interpreti principali: un intensoCharles Castronovo(Alfredo Germont), un commovente e umanissimo Plácido Domingo, perfetto anche nella gestualità (Germano Germont), e soprattutto una sconvolgente Ermonela Jaho, capace di immedesimarsi in modo impressionante nel ruolo di Violetta, confermando così le opinioni di chi considera il soprano albanese una delle star assolute dell’opera oggigiorno.

Venerdì 1° febbraio i cuneesi hanno potuto godersi un’altra chicca musicale: al Teatro Toselli è infatti arrivata niente meno che Ute Lemper. Celebre cantante e attrice tedesca dalla carriera particolarmente versatile, è nota soprattutto per la sua reinterpretazione della tradizione del cabaret berlinese pre-nazista e delle canzoni scritte da Kurt Weillper i drammi di Bertolt Brecht. Insomma, una sorta di erede ideale di Marlene Dietriche Lotte Lenya.
A Cuneo ha presentato il suo spettacolo “Songs For Eternity”, una commemorazione in forma di musica della tragedia della Shoah, che da qualche anno sta portando in giro per il mondo. La scaletta prevede brani in yiddish nati nei ghetti ebraici e nei lager nazisti, mostrando il dramma e l’orrore da un punto di vista spesso poco conosciuto. Ci fa conoscere anche autori dimenticati o persone che hanno recuperato musica destinata a scomparire con chi l’aveva composta, raccontandocene le storie.
Ecco quindi Julius Rosenbaum e Ilse Weber (morti ad Auschwitz), Hirsh Glik (autore nel ghetto di Vilnius di un celebre “Canto dei partigiani”) e Johanna Spector (sopravvissuta di Buchenwald, poi diventata celebre etnomusicologa alla Columbia University). Oppure Shmerke Kaczerginski, autore di pezzi come lo struggente “Shtiler, Shtiler” (“Zitti, zitti”) ma anche raccoglitore di canzoni sulla Shoah che riuscì poi a pubblicare nel 1947. Oppure ancora Victor Ullman, allievo di Schoenberg, ucciso a Auschwitz ma prima deportato nel finto ghetto modello di Terezin, dove compose moltissima musica tra cui un’opera lirica, “L’imperatore di Atlantide”, ma anche canzoni come la notevole “Magarit Kelech” scelta dalla Lemper, forse il momento più potente del concerto.
Accompagnata da una band di altissimo livello (il tedesco Vana Gierig al pianoforte, il violinista klezmer Daniel Hoffmane il clarinettista Gilad Harel, entrambi israeliani, e il contrabbassista francese Romain Lecuyer), la cantante ha offerto – nonostante il raffreddore – una performance talmente perfetta e virtuosa da apparire in certi momenti persino un po’ gelida. Il che sembrava per certi versi creare un contrasto, seppur non voluto, con lo spirito della serata.

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