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Giovedì 18 aprile 2024

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Visto con voi: “Nicht Schlafen” di Alain Platel

La Guida - Visto con voi: “Nicht Schlafen” di Alain Platel

Sono stati la house music e l’hip hop a rendere consueta la tecnica del “sampling”, o del “campionamento” come diciamo in italiano: rubare frammenti, melodie o sezioni ritmiche di brani musicali e ricomporli in un nuovo pezzo, complici prima semplici console da dj e poi appositi software.  Secondo il celebre coreografo belga Alain Platel, anche Gustav Mahler usava una sorta di “sampling” per comporre i suoi pezzi, mescolando stili e modi che potevano appartenere senza soluzione di continuità alla musica colta (sia nella forma classica e romantica sia in quella post-wagneriana) e alla tradizione folklorica. Colui che è stato definito da molti (forse esagerando un po’) l’erede di Pina Bausch considera il grande musicista austriaco, vissuto a cavallo tra due secoli (1860-1911),  un interprete formidabile (un “sismografo”) delle tensioni e delle inquietudini dell’Europa che stava per precipitarsi a capofitto, senza avvedersene, nella Grande Guerra e nei regimi totalitari da essa maturati. Platel è uno dei non pochi intellettuali che vedono preoccupanti analogie tra la situazione dei primi anni del XX Secolo e il nostro presente, inquieto e insicuro per la minaccia del terrorismo, i grandi movimenti migratori, il ritorno degli egoismi nazionali e gli effetti destabilizzanti della globalizzazione.  Proprio per questo motivo ha deciso – insieme alla sua compagnia (“les ballets C de la B”) – di realizzare un nuovo lavoro, “Nicht Schlafen”, basato proprio sulla musica di Mahler, i cui lieder e sinfonie sono diventati – nelle mani del musicista Steven Sprengels – materiale da campionare a sua volta, all’interno di una colonna sonora che unisce rumori naturali, animali (sorprendenti respiri di mucche), umani ed elettronici, una cantata di Bach e delle spettacolari polifonie congolesi cantate dagli stessi 9 notevoli danzatori della coreografia.Lo spettacolo ha debuttato il 1° settembre alla Ruhrtrienale in Germania e, dopo due repliche a Ginevra, è approdato il 23 e il 24 settembre anche  alle Limone Fonderie di Moncalieri per il “Torinodanza Festival”, di cui Platel è ospite pressoché fisso.Frutto di un lavoro collettivo con gli stessi ballerini, “Nicht Schlafen” (“non dormire”, “resta vigile”: un consiglio pertinente dati i tempi che viviamo) si svolge attorno ad un’enorme scultura della rinomata artista Berlinde De Bruyckere, con i calchi contorti dei cadaveri di tre cavalli (l’operazione è avvenuta alla facoltà di veterinaria dell’Università di Gand, alla presenza dei danzatori) e di fronte ad una grande tenda di juta piena di lacerazioni.Se in certi momenti sembrano venir alla luce momenti di speranza e una parvenza di armonia, l’umore generale di questo notevole lavoro (che forse sarebbe ancora più notevole se prosciugato e privato dei momenti ridondanti) è all’insegna degli attriti e delle fratture di un mondo che sta cadendo in pezzi, con una danza dura e violenta in cui i corpi sono sottoposti a tensioni e aggressioni. Come se dovessero prevalere le forze centrifughe, le animosità animali e le ostilità latenti piuttosto che i motivi e i guadagni della convivenza e della civiltà.Applaudito con entusiasmo da gran parte del pubblico, “Nicht Schlafen” ha tra i suoi meriti anche quello di spingere a scoprire (o riscoprire) un grande come Mahler. Impossibile, ad esempio, non farsi catturare dalla sua musica, come il bellissimo lied “O Mensch” (dalla “Sinfonia n° 3”) che, col suo testo tratto da un libro a dir poco emblematico come “Così parlò Zarathustra” di Nietzsche, ha ispirato uno dei momenti più intensi dello spettacolo.

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