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Venerdì 19 aprile 2024

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Il Comune più “idroelettrico” delle Alpi. Ma a quale prezzo!

La Guida - Il Comune più “idroelettrico” delle Alpi. Ma a quale prezzo!

Gent.le Direttore, con questa lettera vorremmo attirare l’attenzione sull’ennesima (la quinta!) centrale che si vuole costruire nel Comune di Acceglio. La proposta viene dall’Enel, con un progetto da realizzarsi in borgata Saretto e che, pur utilizzando acque già derivate con la concessione Sorgenti del Maira / diga di Saretto, presenta pesanti implicazioni paesaggistico-ambientali. Una premessa. Nel 2007 l’Enel ha permesso ad una società privata la possibilità di utilizzare la derivazione delle Sorgenti del Maira; è quindi stata costruita una centrale privata in un esistente fabbricato agricolo, in prossimità della borgata di Saretto. Nel 2012 l’Enel ha aperto un grande cantiere per un intervento di riassetto complessivo della diga del lago artificiale, situato circa 300 m a monte della borgata di Saretto. I lavori hanno coinvolto oltre alla diga anche le strutture ad essa connesse che si trovano a valle, con la costruzione di un enorme canale di scolo in cemento armato in riva sinistra, il cambiamento del sistema di canalizzazione, la soppressione del laghetto e la formazione di un laminatoio.   Solo attraverso la forte mobilitazione delle persone che qui vivono, unite nel “Comitato Pino Uncinato”, si è ottenuto una variante al primo progetto, con la realizzazione di una scogliera sulla sponda destra dell’ex laghetto (ora laminatoio) in sostituzione di un preventivato enorme muro in cemento armato, limitando almeno in parte il duro impatto dell’opera sull’ambiente.   Nel complesso, il lascito di questo grande intervento, durato più di tre lunghi anni, è ad oggi difficilmente valutabile, ma certamente discutibile sotto gli effetti dell’impatto ambientale. Le opere hanno provocato fenomeni di pesante artificializzazione e la conseguente interruzione di quel lento processo di integrazione delle prime opere connesse all’invaso di Saretto (realizzato circa nel 1913) col paesaggio circostante. Processo avvenuto fino ad oggi attraverso una forma di "natura controllata", che solo dopo un secolo sembrava avere in qualche modo ricreato un habitat animale e vegetale. Un cantiere della portata di quello appena ultimato, in un luogo alpino d’alta quota, fragile e delicato come Saretto, ha – come si può facilmente intuire – generato problematiche sull’integrità ambientale e sulla fruizione del luogo, ripercussioni negative sul turismo e una svalutazione complessiva dei caratteri formali, estetici ed economici locali.   Oggi l’Enel vuole riaprire nello stesso luogo un nuovo cantiere, per sfruttare ulteriormente, e questa volta in proprio, le acque di Saretto. Non potendo utilizzare il salto dalle Sorgenti del Maira (concesso alla società privata) è obbligata ad utilizzare il piccolo salto di 9 m dell’acqua del bacino, modificando le opere appena terminate e costruendo un nuovo imponente edificio (la nuova centrale) a valle della diga, a circa 40 m dalla centrale già esistente e a circa 80 m dalla borgata.   Ricordiamo che l’area circostante la borgata di Saretto ha vocazione altamente turistica, con la presenza di un Sito di Interesse Comunitario, delle note Sorgenti del Maira, del vallone della Pausa, della zona calcarea delle Grotte e di numerose altre emergenze naturali. Si configura come snodo importante di una rete ramificata di sentieri storici, oggi utilizzati per lo sport estivo e invernale. E’ caratterizzata da rari endemismi naturali (areale puro del Pino Uncinato) e da caratteri antropici storici (edifici rurali alpini, edifici comunitari, forni, fontane, sentieri…) a cui tutti oggi attribuiscono valore storico-culturale (proprio qui vennero siglati nel corso della Resistenza, i noti "Patti di Saretto").   L’avvio di un ulteriore cantiere, nello stesso sito, ci pare oltre che inopportuno, non coerente (perchè allora non avviato contemporaneamente al primo?), oltremodo diseconomico per chi vive, risiede, frequenta questa località.  Ci sembra improprio l’inserimento di una ulteriore attività meramente produttiva e che non ha nessuna ricaduta sul territorio, se non quella negativa di alterare nuovamente il paesaggio locale. Dall’esame del progetto rilevano a nostro avviso criticità in merito all’inserimento ambientale e ai requisiti acustici, che abbiamo esposto in un documento inviato a tutti gli Enti interessati, e di cui si riportano qui di seguito sinteticamente solo i punti principali. La costruzione dell’edificio della centrale è prevista su un suolo attualmente non edificato, andando a sacrificare ulteriore superficie naturale, negando l’indirizzo del PPR (Piano Paesistico Regionale) di evitare la realizzazione di nuovi edifici dispersi in area montana (abitudine che ha più di tutte sfregiato il paesaggio alpino nei decenni passati) . La centrale verrebbe inoltre a trovarsi in aderenza alle fasce di pericolosità idrogeologica media ed elevata, ponendo serie questioni in merito alla sua sicurezza.passati) . La centrale verrebbe inoltre a trovarsi in aderenza alle fasce di pericolosità idrogeologica media ed elevata, ponendo serie questioni in merito alla sua sicurezza. L’edificio, isolato e fuori terra, è di grande ingombro, sia in pianta (7,20×14,50m) che in altezza (6,50m), e rappresenta un fuori-scala rispetto alle proporzioni degli edifici esistenti. La risoluzione estetico / formale del fabbricato è indifferente al luogo, simile a quella di un qualsiasi capannone da collocarsi in una qualsiasi area produttiva di fondovalle. Oltre ad esso, si prevedono ulteriori modifiche all’assetto dei canali, l’inserimento di nuovi apparati meccanici a vista, l’inserimento di una ulteriore recinzione di sviluppo esteso, che incideranno sullo stato dei luoghi. Non in ultimo, ci preoccupa molto il problema acustico del rumore generato da questo impianto inserito in un edificio prettamente industriale, che verrebbe a trovarsi a poche decine di metri dal concentrico dell’abitato. Un disturbo acustico come quello provocato da una centrale perennemente in azione, giorno e notte, se non abbattuto, solleva problematiche legate alla salute e all’ambiente non trascurabili.Esprimiamo le nostre forti perplessità in merito alla Valutazione di Impatto Acustico, in quanto le valutazioni teoriche sembrerebbero fatte con la centrale ubicata in una posizione diversa da quella reale (ad una distanza di 203 m dal paese mentre la distanza reale è di circa 80 m), per la mancanza di rilevazioni del livello sonoro attuale nel periodo notturno (ovvero il più sensibile), per una sottovalutazione delle sorgenti di emissione del rumore, per la mancanza di indicazioni in merito ai materiali di insonorizzazione o ad elementi fonoassorbenti e per un abbattimento del rumore che dovrebbe avvenire solo a patto che i serramenti restino chiusi (!). Ricordiamo che la concessione della centrale della società privata, già operante e situata alla stessa distanza dal concentrico, fu subordinata alla realizzazione di una apposita struttura fonoassorbente scatolare, da collocarsi attorno all’impianto, all’interno del fabbricato esistente. Tale sistema ha permesso di abbattere il rumore della turbina ai livelli di rumore imposti dalla classe I, ancorchè Saretto sia inserito in classe II, proprio in considerazione delle peculiari caratteristiche della borgata.Complessivamente, da notare anche che i lavori appena terminati avevano in programma il ripristino della capienza del bacino a monte della diga, ridotta negli anni dal materiale trasportato dal torrente Maurin, con l’asporto di molti mc di deposito. Quest’operazione è stata effettuata solo in parte e pare che verrà completata nel 2017. Con la costruzione della nuova centralina e quest’ulteriore opera di svaso, la borgata di Saretto sarà interessata per almeno altri due-tre anni da lavori di sbancamento, transito continuo di mezzi pesanti per lo stoccaggio del materiale di risulta. Ci sembra un vero accanimento nei confronti di questa località. Un’ultima considerazione sul disinteresse degli enti preposti alla salvaguardia dei residenti e del territorio. Nonostante il progetto risalga al 2014, l’informazione è pervenuta al Comitato scrivente (che rappresenta gli abitanti) solo alcuni giorni dopo l’avvenuta Conferenza dei Servizi di Febbraio 2016, quando ormai molto era stato autorizzato e senza per altro nulla obiettare. Rileviamo la mancanza di qualsiasi procedimento partecipativo e di inclusione dei soggetti che più di tutti sono, loro malgrado, interessati. Parimenti, la Unione Montana, con la sua commissione di tutela del paesaggio, essendo in gestione commissariale, risulta non aver partecipato alla Conferenza dei Servizi.  Ci chiediamo, in questa valle vocata ad un turismo “soft” (ad oggi forse l’unica vera risorsa per gli abitanti rimasti) e conosciuta da tutti per i suoi valori culturali e ambientali, a chi spetta realmente il compito di salvaguardare l’integrità del territorio e del paesaggio?Il Comitato “Pino Uncinato” Saretto- Acceglio

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