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Mercoledì 24 aprile 2024

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Acqua pubblica, così si cambiano le carte in tavola

Cari concittadini, la grande maggioranza di voi ha condiviso con noi del Movimento per l’Acqua Pubblica, sia la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare del 2007 che la campagna referendaria ed il voto del 2011. Martedì scorso, 15 marzo 2016, i vostri rappresentanti alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, votando una serie di emendamenti da essi stessi presentati, in particolare quello che ha cassato l’art. 6, hanno provocato lo stravolgimento del testo della Legge di Iniziativa Popolare (LIP) del 2007 che finalmente era stato posto in discussione dopo circa 9 anni. Di conseguenza, il gruppo di parlamentari aderenti al M5S ed a SEL, firmatari del testo originale, hanno ritirato le loro firme. Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, in una conferenza stampa immediatamente successiva al voto, ha dichiarato di non riconoscersi più nel testo ormai stravolto rispetto a quello per il quale nel 2007 aveva raccolto oltre 420.000 firme di cittadini elettori. Il relatore Borghi (PD) ha dichiarato invece che cassando l’art.6 che prevedeva la gestione totalmente pubblica tramite azienda speciale ed inserendo altri emendamenti, si è voluto creare un “favor” verso la gestione in house tramite SpA totalmente pubblica. Questo non corrisponde a verità! Il governo ha appena approvato e mandato al vaglio degli organi competenti uno dei decreti  attuativi (il 124/2015) della legge Madia sulla Pubblica Amministrazione che ha riscritto totalmente la normativa sulla gestione dei Servizi Pubblici Locali (SPL). Il nuovo testo, come puntualmente dichiarato nell’accompagnatoria Analisi di Impatto della Regolazione (AIR), ha i seguenti obiettivi: a breve periodo “….ridurre la gestione pubblica dei servizi ai soli casi di stretta necessità” e come obiettivo finale: “….valorizzare il principio della concorrenza ….. in una ottica di rafforzamento del ruolo dei soggetti privati”. Cioè un marcatissimo “sfavor” nei confronti della gestione totalmente pubblica, anche tramite SpA, tanto che all’art.25, comma 1, lettera d, riporta esattamente “l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito, coerente con le prevalenti condizioni di mercato”. Papale, papale il testo abrogato dal 2° quesito referendario del 2011! Mercoledì 16 marzo scorso, il direttore de L’Unità, Erasmo D’Angelis, già presidente di Publiacqua Toscana, nominato dall’allora sindaco di Firenze, Matteo Renzi, nel corso della trasmissione Tutta la Città ne Parla, andata in onda su Radio Raitre, dedicato allo stravolgimento della legge, ha dichiarato che i referendum del 2011 furono frutto  “ …di un equivoco di fondo da parte dei proponenti …” che “… la straordinaria partecipazione fu falsata da una più generale volontà da parte degli elettori di mandare acasa Berlusconi…” e che “ … la proprietà dell’acqua è già pubblica, sono solo i tubi che possono essere dati in gestione ai privati…”. Altra mancata verità! Tutti sappiamo che le tariffe sono proposte dai gestori nel rispetto delle regole del mercato ed approvate da una Autorità che ha nella sua ragione di esistere “La regolazione del mercato”. Come altrettanto tutti sappiamo che gli investimenti sono completamente coperti dalle tariffe pagate dagli utenti , senza che i privati apportino alcun capitale proprio. Anzi, come le nostre recenti indagini hanno dimostrato, spesso usano i proventi rivati dal SII per catastrofici investimenti in altri settori. Se non avete del tutto abbandonato lo spirito che vi ha guidati nel 2011, vi chiediamo di unirvi a noi nella lotta contro il decreto attuativo Madia e per il riconoscimento dell’acqua quale Bene Comune delle collettività locali.A questo scopo il Movimento è convintamente entrato nella nuova campagna per i referendum sociali che è stata lanciata domenica 13 marzo scorso a Roma, con una petizione popolare al Parlamento che vi chiediamo di sostenere e di far firmare.Comitato Cuneese Acqua Bene Comune

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