Giovani e futuro sono un binomio indissolubile. Non scontato però: a volte lo sguardo del giovane verso il futuro è ambivalente, nutrito di desiderio e di paura. Il desiderio è il motore per sognare, progettare e inventarsi il proprio futuro. Ma accanto a questo può comparire la paura: il timore di non farcela, di investire in una strada sbagliata, il timore di una scelta definitiva e irreversibile. Per questo scegliere la propria strada (il tipo di lavoro su cui orientarsi, l’Università in cui studiare) può impaurire e bloccare la persona. Non sono rari i casi di studenti universitari che, terminati gli esami, restano intrappolati nella preparazione della tesi oppure rifuggono per anni la discussione finale. Non si tratta quasi mai di difficoltà scolastiche, ma di un modo per “fermare” il tempo prima del grande salto nel mondo “fuori dalla scuola”; dietro si cela la paura della fine della carriera di studente, che si accompagna a scelte, responsabilità, decisioni. Il futuro può intimorire perché apre davanti a sé un ventaglio di possibilità. Il giovane protagonista di Novecento di Baricco ce lo racconta in modo emblematico. Dopo più di vent’anni di permanenza sul Transatlantico, sul quale è nato e dal quale non è mai sceso, rimane affascinato dai ricordi di un contadino che rievoca il verde dell’erba e il profumo della sua terra e decide che alla prossima tappa scenderà. Vuole vedere il colore dell’erba e mettere le mani nell’acqua dell’Oceano. Giunto al porto inizia a scendere i primi gradini, ma al terzo, spaventato, si ferma. Spaventato da che cosa? Dall’immensità delle strade che si aprono davanti a sé: “la terra, quella è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi, ma io non scenderò”. Cogliere queste innumerevoli possibilità lo blocca. Come poter scegliere una tra le tante? “C’era tutto/ma non c’era una fine… Tutto quel mondo negli occhi/Terribile, ma bello/Troppo bello/E la paura che mi riportava indietro”. Gira i tacchi e torna indietro, rientra nella nave e restringe lì il suo futuro: meglio i tasti del pianoforte, 88 sono e 88 restano. L’ansia del futuro è legata all’incertezza sulla propria capacità di scegliere: avere tante possibilità può far venire il capogiro. Scegliere è bello, ma richiede coraggio e sicurezza interiore; bisogna poter contare su autostima e fiducia in se stessi: scegliere vuol dire assumersi la responsabilità di prendere una strada e lasciarne altre. E questo implica assumersi dei rischi. Per scegliere non bisogna essere schiacciati dalla paura di sbagliare ma pensare che qualora la strada intrapresa si rivelasse insoddisfacente si può cambiare e ritentare. Su questo hanno un ruolo determinante i genitori: tanto più pressanti sono le loro aspettative di perfezione e successo sui figli, quanto maggiore sarà l’ansia di fallire e quindi ci potranno essere blocchi o fughe. Sostenere i figli, sin da piccoli, nell’individuare le loro autentiche predisposizioni e nel coltivare quotidianamente le piccole passioni aiuta a credere in se stessi e contrasta la paura. Aver fatto l’esperienza di seguire un piccolo sogno e aver tollerato frustrazioni e piccoli fallimenti, ma senza essersi arresi, dà il coraggio di andare avanti e guardare al futuro con speranza.È anche essenziale che dal mondo adulto arrivino messaggi di apertura verso il domani e non intimidatori messaggi che prospettano il futuro come minaccia piuttosto che come promessa.