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Venerdì 26 aprile 2024

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Tra un anno si vota anche a Cuneo

La Guida - Tra un anno si vota anche a Cuneo

Se in democrazia i voti si contano, i numeri delle recenti elezioni assegnano una sonora sconfitta al Pd, una discreta sconfitta alle destre, una netta vittoria ai Cinquestelle. Nel merito dei ballottaggi: il Pd ha vinto il confronto diretto in 34 Comuni su 90, il centrodestra in 29 su 61, i 5Stelle in 19 su 20. Se in democrazia i voti si pesano, si ha che il Pd, al governo di 20 capoluoghi, ne perde 12 e scende a 8; il centrodestra da 4 sale a 10; i Cinquestelle che non ne avevano ne conquistano appena 3. Ma 2 dei 3 si chiamano Roma e Torino. E da soli fanno la differenza sul piatto della bilancia politica. Perché è conquistando Roma e Torino che i Cinquestelle si impongono nell’agone politico. E getta basi solide per la scalata al governo nazionale. La vittoria di Roma, dopo due amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra squassate da intrighi, ruberie e corruzione, era scontata. Non così Torino, dove il buon governo di centrosinistra faceva prevedere una riconferma del sindaco uscente Piero Fassino. Ed è il risultato torinese che obbliga ad una lettura politica del voto. Sarà anche vero, come hanno spiegato sia Renzi che Grillo, che ha vinto chi ha meglio interpretato la voglia di cambiamento, ma è difficile negare che dietro questa volontà popolare ci sia un forte vento di protesta. Motivata da che cosa? È di Romano Prodi la spiegazione più convincente. “La radice è la diseguaglianza – ha detto -. Ci siamo illusi che la gente si rassegnasse a un welfare smontato a piccole dosi, un ticket in più, un asilo in meno, una coda più lunga… Ma alla fine la mancanza di tutela nel bisogno scatena un fortissimo senso di ingiustizia e paura”. Che spinge a votare chi meglio sa cavalcare non una sola protesta, come il Salvini monotematico e ossessivo sull’immigrazione, ma tutto il ventaglio delle proteste e delle paure che oggi vivono tutti gli strati della società, soprattutto i più poveri e il ceto medio. Questo hanno saputo fare i Cinquestelle. Stanno in questa motivazione di fondo, che tocca l’intera Europa e anche l’America, le ragioni dell’affermazione di movimenti come i Cinquestelle in Italia e di forze populiste e spesso xenofobe e antieuropeiste in altri paesi. Con l’aggiunta di specifiche ragioni locali. Ben note quelle di Roma, più difficili da individuare quelle torinesi. Che chiamano in causa con il Pd, l’intero “sistema di potere” di Torino (e del Piemonte), che regge su una ragnatela consociativa che da oltre vent’anni colloca le stesse cinquanta/cento persone sulle poltrone di enti, partecipate, banche, fondazioni. Quasi una oligarchia che si è fatta sempre più autoreferenziale e sempre meno rappresentativa del voto democratico e sempre più lontana dalle condizioni, dai bisogni e dalle attese della “gente reale”. Seppur troppo tardi se n’è reso conto anche Fassino, che negli ultimi giorni di campagna elettorale ha abbandonato i salotti, le segreterie, e ha percorso in lungo e in largo i quartieri e le periferie torinesi. Il voto amministrativo risponde prevalentemente a temi e situazioni locali, proiettarne l’esito su scala nazionale sarebbe forzatura. Anche perché ai ballottaggi ha votato soltanto il 50% degli elettori. Ma alcuni indicatori di un cambiamento di orientamento politico, sono facilmente riconoscibili. La proporzione della vittoria Cinquestelle ne è il termometro più significativo. Accompagnato dalla pesante sconfitta del Partito democratico, seppure mitigata dalla vittoria di Milano, e dallo sgretolamento ulteriore del centrodestra dove la Lega lepenista di Salvini, che perde anche la storica roccaforte di Varese, fallisce il tentativo di imporsi come forza di riferimento. Se per il Pd e il centrosinistra c’è molto da rivedere, per il centrodestra è tutto da rifare. Con o senza Berlusconi. L’analisi dei flussi elettorali, segnala che a far vincere il ballottaggio alla Appendino contro Fassino (ma così è avvenuto ovunque in Italia) sia stato l’elettorato leghista e di Forza Italia. Unito ai Cinquestelle dalla comune volontà di sconfiggere Renzi. Obiettivo raggiunto, ma tra gli effetti indotti, che non potranno restare a lungo senza un seguito, è una inedita alleanza di fatto tra pentastellati e destra. Senza contropartite, assicurano i grillini. Almeno per ora. Nell’attesa che le nuove giunte a cinquestelle di Roma e Torino, diventino operative e diano prova di che cosa e come vogliono “cambiare” le rispettive città, ripagando la fiducia che i cittadini gli hanno assegnato, la riflessione sull’esito del voto si allarga e investe soprattutto il Pd nazionale e il governo. Vedremo già nel fine settimana le prime concrete conseguenze, sullo sfondo del referendum costituzionale che dovremo votare in ottobre. Un “cambiamento” potente che, senza contromisure, rischia ora di unire tutte le opposizioni contro l’unico obiettivo di abbattere il governo Renzi. Tra un anno si voterà anche a Cuneo. Immaginare che possa ripetersi qui quanto avvenuto a Torino con i partiti, ai politici di casa nostra appare altamente improbabile. Ma niente è scontato. La situazione oggettiva e il sentire sociale cuneese sono diversi da Torino, ma paure, attese, bisogni sono gli stessi. Il terremoto torinese è un avvertimento per tutte le forze politiche. Utile forse a far ritrovare le strade per riavvicinarsi alla gente reale, famiglie, anziani, giovani, piccole comunità. Ad ascoltare,  dialogare, condividere la vita della gente cuneese e raccoglierne poi le sofferenze, i disagi e le attese. Nelle ultime legislature, sono state soprattutto le liste civiche a farsi carico, con un buon successo, di queste istanze. Mentre i partiti di centrodestra sono quasi scomparsi e lo stesso Pd, all’opposizione in città, si è fortemente ristretto e appare molto attivo sui giornali, sui social e nelle proprie stanze a commentare, discutere organigrammi, strategie, incarichi, ma poco presente là dove accade la vita reale. A Pinerolo, città paragonabile a Cuneo, almeno per dimensioni, e come Cuneo da molti anni governata dal centrosinistra, contro ogni previsione, il candidato sindaco dei Cinquestelle, al primo turno in ritardo di 15 punti sul candidato Pd, al ballottaggio lo ha superato di altrettanto.Non è scritto da nessuna parte che qualcosa di simile di quanto avvenuto a Pinerolo non possa accadere anche Cuneo.

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