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Sabato 20 aprile 2024

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Nizza: perché?

La Guida - Nizza: perché?

A Nizza, la passeggiata a mare è, ogni sera, luogo di struscio (vasche), chiacchierate, incontri…: bar, pizzerie, ristoranti, alberghi (il leggendario Negresco), gente sdraiata sulla spiaggia, qualche coraggioso/a che fa il bagno di notte. La calca è totale le sere di ferragosto e del 14 luglio, festa nazionale: gruppi che suonano (dal rock al latinoamericano, dal liscio alla musica locale), banchetti che vendono noccioline, crepes, giochi per i bambini, giovani che ballano, cantano, fanno giochi di prestigio cercando di raggranellare qualche spicciolo per le vacanze. Il momento centrale è dato dai fuochi. Alle 22 si spengono le luci e per una trentina di minuti  migliaia di persone stanno con il naso all’aria ed applaudono. Ieri sera anch’io ero sulla passeggiata. Una calca incredibile. I fuochi. Molti sono arrivati con grande anticipo per prendere i posti migliori in prima fila. E pienissima anche la collina del castello, da cui si ha un panorama splendido sul golfo e da cui (dicono) i fuochi si vedono meglio. Vicino a me un papà con figlio due anni sulle spalle, gente che beve birre e mangia pizze al taglio, una signora con un grosso cane. Le chiedo se i botti non lo spaventino e  lei mi risponde che è un cane coraggioso ed abituato ai rumori. Sarà… Finiscono i fuochi, battimani, confronto con lo spettacolo dell’anno precedente. I gruppi riprendono a suonare. Bar strapieni. Code per trovare un tavolo. Si sciama verso le strade laterali. Un secondo. Urla, paura collettiva, fuga. Pochi capiscono il motivo. Mi trovo in mezzo a gente che scappa. Chiedo che cosa stia succedendo. Molti non sanno, altri parlano di un camion che ha investito persone, di colpi d’arma da fuoco; non manca chi parla di una bomba. Ci si ferma nella parallela alla passeggiata; arrivano altri gruppi urlando e dicendo di scappare. Panico collettivo. Tutti usano il cellulare per informare a casa o per cercare chi è rimasto sulla passeggiata. Il sentimento comune è di rifugiarsi in casa. Code alle fermate degli autobus, sperando che arrivino velocemente. Appena a casa, la TV per capire che cosa sia esattamente successo. Tutte le reti danno in diretta la festa di Parigi: tour Eiffel illuminata, bandiere tricolori, musica, la “Marsigliese” cantata da un grande coro. Applausi, festa e gioia. Pochi minuti dopo, tutte le reti non parlano che degli “avvenimenti” (questo è il termine usato, in attesa di capire) di Nizza. Si parla di trenta morti, che all’una di notte saranno settanta e al mattino supereranno gli ottanta. Nel pomeriggio Hollande aveva annunciato la fine dello stato di emergenza (in atto dagli attentati del 13 novembre scorso). Alle 4 di notte lo prolungherà di tre altri mesi. Arrivano a Nizza due ministri. Passeggiata chiusa. Atmosfera di paura. Mi rendo conto che in questi casi restare in vita o andarsene dipende da piccoli particolari: imboccare una strada o l’altra, fermarsi o accelerare il passo. Sento il terrore non individuale, ma collettivo, di massa, spesso non razionale, ma profondo. Penso all’involuzione di una società, nell’odio e nella paura. A Nizza è forte la polemica circa la costruzione di una grande moschea. Come sempre accade, nella nostra piccola vita individuale precipitano i grandi fatti collettivi: il colonialismo, il razzismo, l’odio tra religioni e civiltà,  la paura del diverso, le discriminazioni sociali, il fanatismo, il fondamentalismo. La Francia è stata ferita il gennaio e novembre 2015 ed ora su una delle più conosciute e belle passeggiate del mondo.Essere stato testimone di questo dramma rimarrà nei miei ricordi. Un grazie ai tenti che mi hanno telefonato e scritto per avere mie notizie.Sergio Dalmasso

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