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Venerdì 26 aprile 2024

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Meglio una città un po’ stropicciata, ma restituita viva ai suoi cittadini

La Guida - Meglio una città un po’ stropicciata, ma restituita viva ai suoi cittadini

“Luogo” è una vetta conquistata passo dopo passo, una casa abitata, una città vissuta dai suoi abitanti. “Luogo” è uno spazio dall’identità chiara e irripetibile; uno spazio di relazioni che può diventare memoria, individuale e collettiva, costituendone i tratti della personalità. “Nonluogo” è un aereoporto, un centro commerciale, un fast-food, un autogrill: una riproduzione seriale di architetture simili, che finisce per essere uno spazio spesso anonimo, non vissuto ma semplicemente attraversato. Dobbiamo all’antropologo francese Marc Augè la distinzione tra “luogo” e “nonluogo”, una delle più convincenti che siano state formulate negli ultimi anni. È una lettura alta che spiega perché, istintivamente, siamo portati a definire una “bella domenica” quella passata a camminare all’aria aperta, a chiacchierare con amici o familiari davanti a un piatto di spaghetti, a scoprire un angolo sconosciuto della città, della regione che abitiamo. Ed è una lettura preziosa, che può offrire indicazioni illuminanti per chi – come amministratore o come semplice cittadino – voglia costruire e vivere la propria città, evitando che diventi un “nonluogo”. Perché una città non vissuta nei suoi spazi comuni – le piazze, le strade – anche se ricca dal punto di vista storico e architettonico, rischia di cristallizzarsi, di restare soltanto un attraversamento. Eppure, non abbiamo bisogno di andare troppo lontani dalle nostre radici per trovare una strada. Complice un clima storicamente favorevole, siamo eredi di un patrimonio di piazze intese come luoghi di aggregazione, nell’interazione reciproca di urbs (città) e civitas (l’insieme dei cittadini). L’etimologia stessa della parola, il latino “platea”, ripercorre la storia di un luogo che non può essere concepito come vuoto. E che deve farsi carico – pena la desertificazione – delle sollecitazioni di una società che si trasforma. Ora il centro storico di Cuneo è stato profondamente ridisegnato dagli interventi di riqualificazione: e le piazze, le strade coinvolte sono chiamate a vivere e a interpretare il cambiamento. L’inaugurazione della nuova Piazza Foro Boario ci chiama a riflettere su che cosa sarà, su che cosa non dovrà diventare, una volta che gli strumenti musicali saranno riposti nelle loro custodie, e messe via le forbici che avranno tagliato il nastro. Una birreria, per quanto notevole, sarà un buon inizio, ma forse non basterà. E non basteranno nemmeno un canestro o un viale alberato. Sarà necessario creare occasioni che la rendano una meta e non un semplice attraversamento. Riducendo l’esperienza cittadina a quella casalinga, le tentazioni da rifuggire sono soprattutto due: quella della “casa-museo” e quella della “festa in garage”. La casa-museo è quella del “servizio bello”, mai usato, che si tira fuori solo per gli ospiti di riguardo (e gli altri?); è quella del divano antico su cui non ci si può sedere, è quella delle vetrinette che custodiscono tesori solo da guardare. La festa in garage è quella che si organizza fuori di casa per non sporcare. Di solito riservata agli adolescenti, è un modo di accontentarli, cercando di  limitare i danni in casa (eventualmente museo: le due cose non sono così lontane). Finora è stato il rischio corso più facilmente da Piazza Galimberti, considerata “salotto” (inviolabile) della città. E’ la lettura insidiosa di chi vorrebbe un deserto, chiamandolo piazza. Di chi si lamenta delle giostre – forse non sapendo che nel resto d’Europa i luna park trovano spazio nelle piazze più centrali e più prestigiose, come Piazza Dam a Copenhagen o i giardini delle Tuilleries a Parigi. Di chi fotografa le macchie di olio e le divulga sui social (“Orrore! Schifo”). Di chi vorrebbe parcheggiare ovunque, a tutte le ore.  Di chi giudica l’Illuminata una pacchianata e non sopporta Degustibus, il mercato europeo, e tutte le rassegne gastronomiche che da qui a luglio riempiranno le piazze e le strade della città. Di chi ha tuonato contro la pedonalizzazione di  Via Roma ed ora, seduto in un dehor, si gode la vista delle montagne che occhieggiano sopra i palazzi, perché la memoria, per fortuna, sa essere breve. Se si vuole che Cuneo resti un “luogo”,  una città viva, bisognerà lasciarle il tempo di scoprire la sua vocazione, negli ultimi anni diventata anche turistica.E pazienza se le mamme dovranno sopportare qualche capriccio in più, perché Piazza Galimberti non è lontana dagli occhi come altre piazze. Pazienza se l’aria si gonfierà di odori da rosticceria e la pavimentazione patirà qualche macchia di unto, che la pioggia piano laverà. Meglio una città un po’ stropicciata, ma restituita viva ai suoi cittadini.

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