Egr. Assessore Ferrero, abbiamo appreso da fonti giornalistiche che da parte di alcuni Comprensori di caccia e di alcune associazioni venatorie sarebbero state inviate in Regione richieste di riapertura anticipata dell’attività venatoria negli ambiti oggetto del provvedimento di sospensione della caccia, adottato dalla Giunta Regionale, a seguito degli eventi calamitosi, siccità e incendi, registratisi in Piemonte in questi mesi. Desideriamo segnalare che la grave siccità che ha colpito la nostra regione ha determinato danni gravissimi alla vegetazione e alla fauna selvatica che nessuno ad ora è stato ancora in grado di monitorare e quantificare. Si ricorda anche che fin da agosto l’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e ricerca Ambientale, inviava comunicazione ufficiale a tutte le Regioni , documento intitolato “Limitazioni all’attività venatoria a causa della siccità e degli incendi che hanno colpito il Paese” richiedendo una limitazione e/o sospensione della caccia. Gli incendi sviluppatisi nelle aree boscate montane hanno aggravato la situazione uccidendo o allontanando gli animali. Il provvedimento di sospensione dell’attività venatoria adottato dalla Giunta Regionale lo scorso 31 ottobre 2017 è ritenuto dalle scriventi associazioni ambientaliste ed animaliste un provvedimento opportuno, ma minimale. Sarebbe stata sicuramente più efficace, a tutela della fauna selvatica, una sospensione dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale e per tutta la stagione venatoria come tra l’altro prevede la legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” al comma 1 dell’articolo 19 prevede espressamente “ Le regioni possono vietare o ridurre per periodi prestabiliti la caccia a determinate specie di fauna selvatica di cui all’articolo 18, per importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità. La Regione Piemonte ha chiesto al Governo la dichiarazione dello stato di calamità naturale a causa degli incendi. Pensare che ora, dopo pochi giorni di pioggia, sia stata superata la situazione drammatica vissuta è sicuramente illusorio. Per gli animali nulla è cambiato. I dati ricavati in primavera per le specie oggetto di censimento non rappresentano più sicuramente la realtà in atto e andrebbero ripetuti prima di ipotizzare la riapertura della caccia, compresa quella di selezione. In alta quota si è aggiunta la neve che ha costretto gli animali sopravvissuti a scendere in basso dove però trovano aree desertificate dagli incendi e dalla siccità. L’emergenza per gli animali non è finita con l’arresto degli incendi e con pochi giorni di pioggia, ma terminerà solo quando, riorganizzati, avranno trovato adeguate risorse trofiche e idriche che consentano loro di superare l’imminente inverno. Le chiediamo quindi di prendere in seria considerazione la proroga del provvedimento assunto estendendolo fino al termine della stagione venatoria, ipotesi prevista dalla stessa delibera del 31 ottobre u.s., e certamente di non attuare la revoca anticipata, neppure in forma parziale, della sospensione dell’attività venatoria. La ringraziamo per l’attenzione e cogliamo l’occasione per inviarLe cordiali saluti. Per: Lac, Lav, Legambiente Circolo L’Aquilone, Oipa, Pro Natura, Sos GaiaRoberto Piana, vice presidente Lac