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Venerdì 19 aprile 2024

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Falsi attestati di corsi di italiano per immigrati, professoressa braidese ai domiciliari

La Guida - Falsi attestati di corsi di italiano per immigrati, professoressa braidese ai domiciliari

Cuneo – Una professoressa dell’area braidese ai domiciliari con braccialetto elettronico per falso ideologico e reati contro le norme sull’immigrazione, tre “mediatori” (due indiani e un torinese) denunciati per aver gestito con lei passaggi e contatti, oltre cento stranieri denunciati per documenti non regolari nelle loro richieste di permesso di soggiorno di lungo periodo: a questo sono giunti i poliziotti della Questura di Cuneo dopo lunghe indagini su certificati che attestavano corsi di italiano mai avvenuti, quindi non frequentati né superati per questi stranieri. Le ipotesi di reato sono diverse, dal falso in atto pubblico all’induzione in errore di pubblico ufficiale, con risvolti penali che potrebbero arrivare fino a sei anni di reclusione. Le indagini hanno preso il via nel giugno scorso, quando all’ufficio immigrazione della Questura cuneese il personale si è accorto di uno straniero che, pur richiedendo chiarimenti sulla sua pratica non ancora conclusa, non riusciva a comprendere né a farsi capire. Eppure nel suo fascicolo c’era il documento che attestava corso di lingua italiana e relativo test superato: messo alle strette, l’uomo ha ammesso di non aver frequentato alcun momento di formazione. I poliziotti hanno allora controllato tutti i documenti nei vari fascicoli, risalendo a oltre cento situazioni riconducibili alla stessa insegnante, addetta in una scuola primaria della zona e già collaboratrice del Centro provinciale istruzioni adulti per l’area albese, braidese e monregalese (l’istituto è però risultato del tutto estraneo alla vicenda).I fascicoli sospetti per i poliziotti e finiti nelle indagini sono 110, quasi tutti di persone originarie dell’India e della Cina, già presenti sul territorio italiano (oltre 70 nel cuneese, le altre tra Pavia, Brescia, Cremona, Modena, Alessandria e Torino) e in regola, che volevano “risolvere” la questione dei documenti con un permesso di soggiorno di lungo periodo. Per ora, si sono visti sospendere le pratiche e dovranno fare i conti con gli sviluppi giudiziari della vicenda). I falsi documenti preparati e firmati dall’insegnante venivano ottenuti in cambio di denaro, in contanti o con versamenti Postepay: per ogni certificato venivano versati 250-300 euro, per un ammontare di migliaia di euro nel 2015 e nel 2016. Per i tre “collaboratori” della donna è scattata la denuncia per concorso in falsificazione; uno dei due indiani operava nella zona del saviglianese.

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