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Giovedì 25 aprile 2024

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Carlos, lo spacciatore protetto dalle sue “vedette”

La Guida - Carlos, lo spacciatore protetto dalle sue “vedette”

Fossano – Una ragazza di 30 anni era morta per una “dose” troppo potente, a fine giugno 2015: era sola in casa, sembrava un decesso naturale, e invece l’autopsia aveva confermato l’arresto cardiocircolatorio in seguito all’assunzione di stupefacenti. Da lì sono scattate le indagini che hanno portato i Carabinieri a individuare un’imponente rete di spaccio tra cuneese e torinese, una sorta di “succursale” della cocaina e – inatteso ritorno – dell’eroina. Con tanto di “vedette”, ruolo che spesso assumevano anche i clienti, per proteggere il loro fornitore. Due giovani senegalesi sono finiti in carcere, dopo le ricerche dei Carabinieri di Fossano e di Savigliano: il gruppo di spacciatori agiva a Racconigi e in altri centri del cuneese e del torinese. A capo dello spaccio c’era un senegalese 33enne, Diagne Badara detto “Carlos”, domiciliato a Racconigi, accusato anche di aver ceduto alla ragazza fossanese la dose che poi l’ha uccisa. A lui gli uomini dell’Arma sono arrivati dal telefono cellulare della giovane, che aveva un dispositivo di memoria con registrazione di alcune conversazioni. Tra le ultime, i militari avevano trovato quella in cui concordava per ottenere cocaina ed eroina dal senegalese, che però non aveva ancora alcuna identità, solo un soprannome. Allo straniero i militari sono arrivati dopo intercettazioni, pedinamenti e appostamenti, che però risultavano difficili a causa della scaltrezza del 33enne e della “rete” di protezione messa in piedi dai suoi stessi clienti, che erano anche pronti a ingoiare la dose nel caso fossero stati controllati (ricevendone poi un’altra come premio per lo scampato pericolo), in alcuni casi facevano da “vedette” o addirittura “pattugliavano” la zona. Disposti anche a seguire le indicazioni più strane dagli spacciatori, sulla base dell’esperienza portata in provincia da aree metropolitane, come con il metodo di “appizzare” la roba: prima di paga e poi si va a ritirare la dose, nascosta in un giardino, vicino a un palo o in altri punti strani ma riservati. In tutti questi mesi i Carabinieri hanno individuato qualcosa come 300-400 cessioni di droga, segno della capacità “distributiva”. E tra i clienti (30 le persone segnalate alla Prefettura, con relativi guai per quanto riguarda patenti, passaporti, ecc.) c’era un po’ di tutto, dal professionista senza problemi a chi cercava di rubare dieci euro o dava in pegno il telefonino per mettere insieme la cifra per una dose. Tutti della zona tra fossanese e torinese, spesso anche in stazioni ferroviarie, con la “comodità” di trovare “roba” anche senza dover raggiungere il capoluogo regionale, spesso in pausa pranzo o dopo il lavoro.Inoltre i militari hanno anche scoperto che “Carlos” aveva documenti falsi, intestati a un connazionale residente a Torino, incensurato: se ne sono accorti quando hanno trovato suo fratello con le stesse generalità, il tutto in seguito ad accertamenti fotosegnaletici. Il primo “Carlos” aveva alle spalle una condanna per spaccio, che aveva patteggiato con l’espulsione dall’Italia: salvo poi rientrare, con nuova identità, e continuare la sua florida attività, dopo aver “sondato” la piazza tra Fossano, Savigliano, Racconigi, Cavallermaggiore e Carmagnola. Nello spaccio era coinvolto anche il fratello, che poi si è “eclissato” dal Piemonte ma è stato preso nel Lazio durante una retata della Guardia di Finanza a un gruppo di “vu’ cumprà”. Ora i due sono in carcere, il primo a Cerialdo e il secondo a Civitavecchia. Inoltre sono indagate per favoreggiamento altre tre persone, una donna e due uomini di Savigliano.

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